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Il governo Prodi ricomincia come aveva finito: litigano già su tutto

Giovedì premier in aula per la fiducia e ancora sono un mistero gli effettivi numeri della maggioranza. Già tornano le vecchie polemiche: Fassino vuole subito i Dico. I cattolici dell'Ulivo: "In Senato affosseremo la legge". Intanto il professore dice addio alle novità

Il governo Prodi ricomincia 
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litigano già su tutto

Roma - Accantonati i Dico? Niente affatto. Il governo Prodi, che si prepara a ripresentarsi alle Camere per recuperare la fiducia perduta, non intende abbandonare il disegno di legge sulle unioni civili e ne affida la difesa alla sua maggioranza in parlamento. «Ci batteremo perché venga approvato», assicura il segretario dei Ds Piero Fassino, riaprendo una ferita nella coalizione del centrosinistra.
«Le 12 priorità indicate nel documento - spiega il leader della Quercia - sono impegni per i prossimi mesi. Sulle coppie di fatto il governo quello che doveva fare lo ha fatto, varando un disegno di legge portato in parlamento, che ora comincerà il suo iter». Tra i prossimi obiettivi del governo Prodi redivivo c’è, dunque, l’approvazione dei Dico. «Perché è giusto - dice Fassino - riconoscere i diritti a chi ha una convivenza di fatto, sia omosessuale che eterosessuale e al tempo stesso vogliamo fare politiche per la famiglia, anche perché siamo il primo governo dal 1945 ad oggi che ha istituito un ministero per la famiglia».
Parole che fanno sfumare le speranze dei «teodem», i cattolici della Margherita come la senatrice Paola Binetti, che ha ringraziato Dio per lo stop all'iniziativa sui Dico durante la crisi di governo. Che questo riaccenda le polemiche all’interno dell’Unione lo fa capire anche la dichiarazione di Cesare Salvi, senatore dei Ds: «Spero che la collega Binetti non invochi su di me la maledizione divina se comunico che, qualora il governo Prodi avrà la fiducia, nella prima seduta successiva della commissione Giustizia da me presieduta, riprenderà l'esame dei disegni di legge parlamentari, nonchè di quello governativo, sulle unioni civili». Infatti, conclude, il governo non ha ritirato la sua proposta e si andrà avanti come stabilito.
Sull’altro fronte, quello del centrodestra, le precisazioni di Fassino e Salvi provocano reazioni dure. «Perché perdere tempo con i Dico - chiede Francesco Giro di Forza Italia -, invece di realizzare le politiche per la famiglia di cui parla il ministro Rosy Bindi?». Riccardo Pedrizzi di An, chiede ai cattolici dell’Unione di non votare la fiducia al governo Prodi. «Il “dodecalogo” è una fiction acchiappa-centristi», afferma, che indica nelle politiche di sostegno alla famiglia uno dei punti «non negoziabili», ma in realtà vuole far approvare i Dico e proseguire l’aggressione alla cellula-base della società. «Noi - garantisce Pedrizzi - ci batteremo per affossarli, anche con una grande manifestazione di piazza». Ma, ancor prima, dovranno fare la loro parte quelli che nel centrosinistra vogliono seguire l’insegnamento del Papa e il preannunciato documento della Cei «impegnativo» per i credenti. «I cattolici dell'Unione, a cominciare dai mastelliani e dai teodem, hanno un motivo in più per dimostrarsi coerenti e non votare la fiducia al governo Zapaprodi, unico modo per spazzare via i Dico».
Insomma, il ddl sulle unioni civili torna ad essere terreno di scontro nella maggioranza, come l’Afghanistan, la Tav e le pensioni. Il leader dell’Udeur, Clemente Mastella, conferma il no al provvedimento del suo partito e invita gli altri ad evitare di insistere con forzature che non si basano su una reale maggioranza in parlamento. «La garanzia della famiglia basata sul matrimonio», spiega il ministro della Giustizia, è nella Costituzione e questo modello non si può cambiare senza modificarla». Chi, come i radicali, spinge per il riconoscimento delle coppie di fatto, è preoccupato.

E Marco Cappato invita i Ds a «smetterla di fare i pesci nel barile vuoto del partito democratico, aspettando che un Mastella qualunque impallini il governo sui Dico».

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