Caro Granzotto, e così il ministro degli Esteri Frattini fa sapere che la missione militare «umanitaria» in Libia avrà fine a settembre. Non le viene da ridere? Quando mai sè vista una guerra - anche se «umanitaria» - che non finisce per vittoria o sconfitta ma per data di scadenza come una confezione di yogurt? E poi, perché settembre e non agosto o ottobre? Lei lo sa?
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No che non lo so, però qualche idea me la sono fatta, caro Traverso. Anche se la cortina di arcigno riserbo che copre questa ormai lunga guerra «umanitaria» non aiuta. E io seguito a domandarmi: dove è finito il «giornalismo dinchiesta» tanto caro ai nostri «sinceri democratici», dove il diritto-dovere allinformazione (disposto, con particolare riguardo al «dovere», dal Codice Deontologico dei giornalisti)? Non sappiamo nemmeno quale bandiera batteva laereo che laltrieri bombardò - ops, un disguido! - case di civili, mietendo assai vittime, invece che un compound - adesso usa dire così - dellodioso tiranno. Inglese, francese? Italiano? Boh. Aereo Nato. Così è stato indicato. Aereo Nato. Quel che però sappiamo a menadito è che la guerra di Libia doveva durare appena qualche giorno. Diciamo una settimana. Paese poco popolato, senza giungle o caverne, installazioni militari fisse e a conoscenza anche di Gennarino o spione, forze armate male in arnese, un capintesta - Muammar Gheddafi - senzarte né parte oltre che pagliaccio. Col loro uragano di fuoco e ferro le forze combinate di Stati Uniti, Inghilterra, Francia e Italia avrebbero avuto ragione di quel pidocchio del colonnello in men che non si dica. Ricorda, caro Traverso, il ministro Frattini che a marzo e poi in aprile ripeteva ogni due per tre: «Gheddafi è finito», questione di ore e la Libia sarà liberata? Così si ragionava negli alti comandi e nelle cancellerie. Invece, nisba. Un po perché gli Usa diedero forfait (furbo, lObama), un po perché i ribelli («ratti», per i lealisti) si sparano sui piedi e un po perché Gheddafi, sì, insomma, tanto fesso non è, con tutto luragano di fuoco e ferro la così detta coalizione umanitaria non ha combinato un tubo (Bersani direbbe che stanno pettinando le bambole. O asciugando gli scogli). E allora? Allora «on est en train de bouffer le potentiel». Parole dellammiraglio Pierre-François Forissier, capo della flotta francese. Traduzione: ci stiamo pappando il potenziale. Il quale potenziale - e il discorso vale anche per quello tricolore - non è in grado di reggere a impegni bellici così duraturi. Spiega Forissier che già oggi la portaerei Charles De Gaulle (dalla quale partono i Rafale e gli Etendard incaricati di radere al suolo Tripoli nella speranza che Gheddafi ci resti secco) e la flotta dappoggio «hanno esaurito il potenziale che normalmente è usato nel corso di un anno». Per non parlare dei quattrini: «Il budget della marina militare è calcolato per un impegno annuale di cento giorni di attività. Siamo già abbondantemente fuori». E conclude, lammiraglio: «Se non ci fermiamo, la rigenerazione di uomini e materiale obbligherà la flotta a restare poi in bacino per tutto il 2012». Se tanto mi dà tanto si figuri, caro Traverso, come siamo messi noi, che non abbiamo mai inseguito né marziali grandeurs né force de frappe. Lottimo La Russa, leccellente generale Abbrate e il superlativo Franco Frattini mica ce lo vengono a dire, come siamo messi a uomini, mezzi e soldi. Zitti e mosca. Però ce lo fanno sapere per vie non poi tanto oblique decidendo che a settembre si chiude. Tutti a casa sennò si rischia la bancarotta militare.
Paolo Granzotto
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