Honduras: la guerra dei tre presidenti

Dopo il golpe di giugno, l'Honduras rischia di precipitare nel caos. Gli usa appoggiano Porfirio Lobo che il 27 gennaio dovrebbe prendere il potere.

Tre presidenti e una situazione sempre intricata. E' ancora lontana dalla soluzione la crisi che attanaglia l'Honduras dal 28 giugno scorso e dal colpo di Stato che ha sconvolto gli assetti politici del paese centroamericano. Il capo dello Stato Manuel Zelaya è stato destituito e oggi vive asserragliato nell'ambasciata del Brasile; al suo posto si è insediato Roberto Micheleti, l'imprenditore di origini italiane che a sua volta dovrebbe lasciare la poltrona il 27 gennaio prossimo a Porfirio Lobo, eletto il 29 novembre scorso. Ma ancora non è chiaro cosa accadrà. E come si muoveranno i tre presidenti: il golpista, il rifugiato e il designato che ha chiesto a Micheletti di farsi da parte prima del 27 gennaio. Nei giorni scorsi, a Tegucigalpa è arrivato il sottosegretario Usa per l'America Latina, Craig Kelly che ha incontrato i tre contendenti alla ricerca di una via d'uscita per il Paese.

«Sosteniamo le iniziative di Lobo, i suoi tentativi di rafforzare la democrazia in Honduras e di creare le condizioni per una riconciliazione nazionale», ha dichiarato l'ambasciatore statunitense a Teguicigalpa, Hugo Llorens. La diplomazia latinoamericana accetta l'elezione di Lobo, ma avrebbe voluto il ritorno di Zelaya al potere fino al termine del suo mandato.

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