Neanche la figlia, la diciannovenne Bobbi Kristina, è stata autorizzata a vedere il corpo della madre. Urla, calci alla porta, spintoni. Tutto inutile, forse anche sconveniente. A pochi metri dalla suite in cui è morta la 48enne Whitney Houston (probabilmente annegata in una Jacuzzi per il mix letale di Xanax e alcolici) si sta celebrando uno show a margine dei Grammy Awards, un anticipo con sponsor che deve andare avanti. Fuori ci sono i fan con le candele accese, una folla di reporter che preme per entrare e gli elicotteri. Dentro, come se nulla fosse, gli invitati si ubriacano al bar, mentre il manager che l’ha scoperta sta leggendo un discorso alla memoria. Pensare che quella sera la Houston avrebbe dovuto ritirare un premio alla carriera. Una morte avvolta nel mistero che avviene a pochi giorni dalla conversione all’Islam e alla vigilia dei Grammy Awards. L’ennesima triste storia rock.
La cronaca. Alle 15,55 (le 0,55 in Italia) Whitney Houston viene dichiarata morta dopo vari tentativi di rianimazione. A dare la notizia è il manager Jill Fritzo. Il corpo, trovato in una suite al quarto piano del Beverly Hilton Hotel dove alloggia da sette mesi, viene portato via mezz’ora dopo attraverso una porta di servizio. Secondo la Cnn sarebbe stato il compagno, il cantante Raj Jay, a dare l’allarme, ma la polizia di Beverly Hills racconta di essere stata avvertita alle 15,45 da una telefonata da parte dell’entourage della cantante. Giunti in hotel, gli agenti avrebbero trovato il corpo della cantante nella vasca da bagno, senza vita e senza segni di violenza. In camera solo pillole e ricette mediche, ufficialmente nessuna traccia di alcolici e droghe. Non resta che aspettare l’autopsia di domani mattina per sapere se si è trattato o meno di morte per affogamento.
Ma, in attesa dell’autopsia, è il dramma della figlia a fare notizia. Secondo il sito Tmz (che pubblica l’imbarazzante video di giovedì notte con la diva in evidente stato di alterazione), la ragazza sarebbe giunta all’Hilton di Beverly Hills quattro ore dopo la tragedia. A quel punto sarebbe salita al quarto piano, ma i poliziotti le avrebbero impedito di entrare. Così ha cominciato a urlare contro gli agenti. Il riconoscimento della salma era stato già fatto da altri amici e parenti che si trovavano nella stanza quando sono arrivati gli agenti. Più o meno mentre la ragazza piangeva e il corpo di Whitney era ancora nella stanza, in un salone dell’albergo, aveva inizio la festa per la quale Whitney era lì. Organizzata da Clive Davis, l’agente che la scoprì, il party è iniziato con un ricordo della cantante. «Abbiamo tutti il cuore devastato dal dolore. Il mio pensiero - ha detto Davis al microfono - va alla figlia Bobbi Cristina e alla madre Cissy. Whitney era una persona splendida. E avrebbe voluto che la musica continuasse». Arriva anche Tony Bennett: «Prima Michael Jackson, poi Amy Winehouse. Ora Whitney Houston, vorrei che tutti i presenti spingano il governo a legalizzare le droghe».
Snella, sofisticata, elegante, Whitney Houston ha dominato la scena pop e soul americana negli anni ’80 e ’90. L’ultima comparsa in pubblico, giovedì scorso, davanti a una discoteca di Hollywood, disorientata e confusa.
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