I cristiani convertiti e il loro triste Natale

Ci sono in Occidente, anche in Italia, cristiani che stanno celebrando segretamente le feste natalizie. Sono quella gran parte dei cristiani venuti dall’Islam che, se rivelassero la loro scelta di vita, verrebbero rifiutati dai parenti, potrebbero essere abbandonati dal coniuge e preclusi dal rapporto con i figli. Inoltre perderebbero il diritto di fare ritorno nel Paese d’origine. E non solo: anche se infatti ciò non si ritrova nel testo del Corano, nel mondo islamico persiste una solida tradizione secondo cui chi lascia l’Islam per un’altra fede va perciò punito con la morte, e qualunque fedele musulmano è ipso facto autorizzato a eseguire la condanna.
I convertiti all’Islam nati e cresciuti in ambiente cristiano fanno notizia, e alcuni di loro sono anche divenuti ospiti abituali delle grandi ribalte televisive. I cristiani venuti dall’Islam invece non fanno notizia e, come si vede, se la fanno rischiano molto. Questo aiuta a capire perché il primo dei due fenomeni sia noto e il secondo invece sia quasi sconosciuto. Ne I cristiani venuti dall’Islam, un libro appena edito da Piemme, due esperti di problemi islamici, l’italiano Giorgio Paolucci e il libanese Camille Eid, hanno raccolto più di dieci storie appunto di convertiti dall’Islam al cristianesimo, che riferiscono in modo anonimo. E sono sempre, in una forma o nell’altra, storie difficili, segnate da incomprensioni e spesso da esodi. Nella sua prefazione l’egiziano Samir Khalil Samir, altro esperto della materia, fa una presentazione critica dettagliata della suddetta dottrina secondo cui ogni fedele musulmano ha il dovere di uccidere chi lasci l’Islam per un’altra fede.
A questo persistente clima d’intolleranza verso i convertiti spesso fa invece riscontro nei Paesi islamici un atteggiamento di attenzione verso il cristianesimo. Qualcosa che rende più che mai inaccettabili le censure riguardo al presepe e alla celebrazione del Natale che anche quest’anno si sono registrate in alcune scuole statali e comunali italiane.
A parole il motivo di tale censura sarebbe il rispetto per le convinzioni degli alunni musulmani. Si tratta però di qualcosa che le famiglie musulmane provenienti dal mondo islamico non chiedono affatto, tanto più che in genere nei Paesi d’origine un atteggiamento del genere sarebbe inconcepibile.
Talvolta si registra anzi una certa partecipazione alle festività delle fedi diverse dalla propria: musulmani che fanno gli auguri ai loro vicini cristiani per Natale e Pasqua, e viceversa cristiani che fanno gli auguri ai vicini musulmani per la fine del Ramadan. Significativo il caso, ad esempio, di Antiochia (oggi Antakya), l’antica capitale della Siria inclusa dal 1939 entro i confini della Turchia. In questa città, tappa fondamentale nella storia dello sviluppo della Chiesa ma dove oggi i cristiani sono una piccola minoranza, accade che alcuni musulmani assistano alla Messa di Natale nella «grotta di San Pietro», ritenuta il più antico luogo di culto cristiano del mondo; e il presepio allestito nella chiesa viene visitato da molti non cristiani, anche da scolaresche guidate dai loro insegnanti.

Madri di famiglia musulmane aiutano le loro vicine nella preparazione del pranzo di Natale, e le autorità civili della città, tutte musulmane, quest'anno hanno invitato i notabili della comunità cristiana a una cena di gala natalizia.

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