«I diessini come Torquemada laici»

Luca Volontè (Udc): «Le coppie di fatto possono togliere consensi al partito democratico già prima di nascere»

da Roma

È solo per «ipocrisia», come dice l’azzurra Maria Elisabetta Alberti Casellati, che Romano Prodi non ha parlato al Senato dei Dico, illustrando il suo dodecalogo? Il centrodestra è convinto, anche per le dichiarazioni di ministri e leader dell’Unione, che sulle unioni di fatto non ci sia nessuna battuta d’arresto. «Prodi e compagni - attacca Isabella Bertolini, vicepresidente di FI alla Camera - fanno il gioco delle tre carte sui Dico. Li fanno scomparire dal programma per farli poi ricomparire in parlamento. Sappiano che non gli consentiremo di approvare questo indigesto pasticcio legislativo». Vede una «grave contraddizione» tra i 12 punti di Prodi e le parole della Bindi e di Fassino sul fatto che i Dico devono comunque continuare il loro iter parlamentare», anche Maria Burani Procaccini, presidente della Consulta etico-religiosa di Fi.
A dimostrare che il centrosinistra cerca di guadagnare qualche voto moderato in più, almeno per la fiducia, ma non rinuncia al progetto, per la Cdl bastano le dichiarazioni contro la Chiesa di Anna Finocchiaro. «Parole incredibili», secondo il capogruppo dell’Udc alla Camera Luca Volontè. Che definisce «Torquemada laicista» la presidente dei senatori dell’Ulivo e sospetta che voglia «candidarsi al posto di Ruini». «L’unica certezza - conclude il centrista - è che il nuovo Partito democratico perderà molto consenso di laici e cattolici: proprio a partire dai Dico».
La polemica con la senatrice ds coinvolge anche Altero Mattioli, che la Finocchiaro ha citato con Gianfranco Fini rammaricandosi che, dopo aver dimostrato apertura sulle unioni civili, abbiano cambiato idea. «Non è vero che io abbia fatto marcia indietro - replica il presidente dei senatori di An -; è stato il governo che ha preso il tram sbagliato, politicizzando anche l’etica con un disegno di legge ideologico, confuso e dagli effetti pericolosi per l’assetto della famiglia riconosciuta dalla Costituzione. Più che un compromesso assomiglia ad un pasticcio. Ecco perché non me la sono sentita di chiedere al mio partito di lasciare libertà di coscienza, ma sull’argomento resto aperto come lo ero prima del ddl governativo». Replica duramente alla Finocchiaro anche il leghista Roberto Cota: «Sono i Dico a essere lontani dalla gente, non la Chiesa».
Riccardo Pedrizzi, responsabile di An per le politiche della famiglia, ricorda alla Finocchiaro che «annunciare la Verità è la missione della Chiesa». Quello del programma di Prodi sulla famiglia è solo uno «slogan» vuoto, dice ai cattolici, raccomandando di votare contro i Dico e questo governo. Anche perché c’è la contraddizione con l’articolo 54 della Costituzione. Pedrizzi si riferisce al documento «La famiglia nella Costituzione», sottoscritto da noti giuristi italiani, in cui si afferma che non c'è spazio nella Carta per unioni diverse dalla famiglia. Tra i firmatari ci sono Giorgio Lombardi, professore di diritto comparato all’università di Torino; Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte costituzionale; Beniamino Caravita di Toritto, professore di istituzioni di diritto pubblico alla Sapienza di Roma; Giuseppe Morbidelli, professore di diritto amministrativo alla Sapienza di Roma, Michele Scudiero, professore di diritto costituzionale all'università Federico II di Napoli.


Mentre i radicali preparano per il 10 marzo la manifestazione pro-Dico, i movimenti cattolici organizzano il Family day a San Giovanni. Maurizio Gasparri ed altri esponenti di An, propongono di far loro l’evento. E, solidarizzando con i teodem dell’altro fronte, raccomandano: «Tenete duro!».

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