I «monoliti di luce» di Fabrizio Ceccardi

La Galleria Luxardo ospita un’esposizione degli scatti del celebre artista dal titolo «Sguardi dal fondo»

Nica Fiori

Che cos’è la fotografia se non quello sguardo che ci consente di vederci nell’intimo della nostra essenza? Questo sembra suggerirci Fabrizio Ceccardi nelle sue opere esposte fino al 31 gennaio nella Galleria Luxardo (via di Tor di Nona, 39), alcune delle quali sono state presentate in anteprima alla fiera Artissima di Torino.
La mostra romana, dall’emblematico titolo «Sguardi dal fondo», comprende lavori tratti da quattro serie: «Amori feriti», «Landscapes», «Nelle ombre» e «Stanze segrete».
Il suo è un linguaggio silenzioso, che parla per immagini. Non ci sono colori violenti, urli, emozioni forti, ma sottili vibrazioni interiori, che possono parlare alla nostra anima, se solo abbiamo la sensibilità giusta per recepirle. Il silenzio dell’immagine, come scrive in catalogo la critica d’arte Marinella Paderni, «è il punto di partenza e di approdo della ricerca fotografica di Fabrizio Ceccardi». E la pittrice Giosetta Fioroni, da parte sua, afferma che le foto delle Stanze segrete, «varchi luminosi, limitate porzioni di spazio, o lontani oggetti allineati, raccontano una esercitata attenzione per catturare il sentimento dei luoghi». La bellezza di queste immagini è nella luce che sembra accarezzare le cose, altre volte irradiare energia, come avviene per la colonna di luce che si sprigiona da una finestra aperta, un monolite abbagliante che, pur nella sua realtà, ha qualcosa di metafisico, forse di alieno (pensiamo a 2001: odissea nello spazio, il cui monolite è apportatore di vita). I suoi sono spazi luminosi e lievi un tempo abitati e di cui ora, nelle immagini, sopravvivono la memoria e il sentimento. E quindi la nostalgia. Ceccardi fotografa «luoghi dell’essere», paesaggi dove la natura ci parla attraverso l’immobilità della scena; e «luoghi del divenire», quegli ambienti e quelle cose apparentemente comuni, memoria dell’uomo che cambiano di senso nel tempo e nello spazio. In questo modo egli coinvolge lo spettatore senza catapultarlo nel suo mondo visivo, ma semmai lo invita ad osservare i ricordi. La realtà suggestiva dell’artista è sempre in bilico tra realismo e sogno, tra verità e immaginazione, tra assenza ed essenza.

Come afferma Ceccardi, il suo è «un procedere che cerca l’incontro tra la struttura narrativa e il linguaggio poetico», e in verità gli riesce assai bene.
Orario: dal martedì al sabato, dalle 16 alle 19.30. Galleria Luxardo via Tor Di Nona, 39.

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