I nuovi municipi saranno eletti dagli stranieri

I nuovi municipi saranno eletti dagli stranieri

(...) e sull’importanza dei servizi che svolgono. Ma l’aumento della colonia di extracomunitari è tale che il vero obiettivo resta un altro. E così, parole di Tiezzi, al riconoscimento di tutti i servizi civici, «in un futuro potrebbe aggiungersi quella del diritto al voto». In questa direzione andrà probabilmente il regolamento dei nuovi municipi, che sostituiranno le circoscrizioni, per i quali potrebbero essere chiamati alle urne anche i cittadini immigrati che ne faranno richiesta dimostrando di essere residenti in Italia da un periodo di tempo che sarà stabilito dal regolamento stesso.
Si parte, insomma, dalle ormai ex circoscrizioni. Un buon numero di schede elettorali verrà consegnato ad ecuadoriani che a Genova formano la comunità più numerosa con 11.445 residente regolari, seguita dagli albanesi (3.184) e dai marocchini (2.835). Sono le ultime cifre fornite ieri dal Comune, che fa notare come appena sei anni fa gli stranieri erano 16.857 e sono ormai raddoppiati arrivando ai 32.350 della più recente rilevazione. Cioè rappresentano oggi il 5 per cento dell’intera popolazione genovese. A loro è rivolta la carta dei servizi, pubblicizzata attraverso dépliant e manifesti tradotti in sei lingue (arabo, francese, inglese, russo, spagnolo e tedesco) che saranno disponibili presso gli uffici del Comune, della prefettura, della questura, oltreché presso i consolati e le associazioni. L’opuscolo contiene informazioni che vanno dalla domanda di residenza al rilascio della carta d'identità, fino al matrimonio e alla cittadinanza.
E l’attenzione del Comune per le comunità straniere è confermata anche dal comunicato con il quale viene dato risalto alle attività svolte dalle scuole Baliano e Garaventa che nel centro storico accolgono nelle loro classi un gran numero di bambini extracomunitari. In particolare il Comune e la circoscrizione Centro Est «sostengono con forza questa funzione strategica della scuola nel territorio» in quanto «una scuola viva concorre alla qualità della vita e alla sicurezza dei cittadini». Sembra quasi una risposta al grido di dolore che proprio i bambini della Garaventa avevano rivolto al sindaco e alle altre autorità cittadine, cui avevano chiesto un intervento contro l’invivibilità dei vicoli.

Solo che i piccoli firmatari della lettera aperta si dicevano pronti a continuare a far la loro parte, chiedendo piuttosto l’intervento di chi ancora non la faceva. Dal Comune e dalla circoscrizione arrivano applausi e solidarietà.

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