I piloti: «L’ha fatto apposta, lasci la Commissione»

Villeneuve: «Inspiegabile che un campione del mondo si comporti in questa maniera». Raikkonen: «Antisportivo»

nostro inviato

a Montecarlo

Colleghi ed ex colleghi del campione tedesco che cosa dicono? Dicono molto. Dicono cose gravi e non hanno neppure bisogno di aspettare il verdetto dei giudici dell’auto. A loro non importa, la loro sentenza, anzi la loro condanna, l’hanno già emessa. La sensazione forte è che la F1 e Schumi non abbiano più molto da dirsi. Che il ritiro sia vicino. E il fatto che i suoi colleghi, in serata, decidano di chiederne l’allontanamento dalla Commissione piloti, è un gran brutto segnale.
Diplomatico, ma tagliente, il commento di un signore che in F1 ha vinto parecchio, un signore che di nome fa Alain Prost, il Professore. Dice: «Questo è uno di quei casi in cui io – e sottolinea io – preferisco non avere un’opinione». Come dire: si vede dalle immagini, però non lo dice, e fa una bella differenza. Un altro grande ex, Niki Lauda, invece si espone, e lo fa alla sua maniera, usando il celebre italiano da fumetto: «Basta vedere televisione, perché lui fa così e così (e mima il gesto di girare il volante). Per me, lui fatto apposta!».
Fra i piloti e i campioni del passato, i più duri nel giudicare la manovra di Schumi sono sir Jackie Stewart e Ivan Capelli. Spiega il primo: «In quarantacinque anni di corse, non ho mai visto una roba del genere, una manovra così deliberata ed evidente. Michael ha cercato l’errore apposta. All’inizio non ci volevo credere, poi mi sono preso la briga di andare a rivedere tre volte di seguito il rallenty del suo passaggio alla curva Rascasse e, ascoltando quel che Schumacher diceva per spiegarsi, non ho più avuto dubbi». Capelli: «Io non voglio giudicare le persone, però è difficile, in questo caso, rimanere innocentisti. Intanto perché resta il mistero di come mai si è spento il motore della sua Ferrari, e poi perché c’è il problema che Michael è recidivo: quando lui si trova a lottare in una situazione che ritiene cruciale, allora ricorre a questi trucchi da kartista alle prime armi».
Tra i colleghi in attività svettano, per durezza, i commenti di Jacques Villeneuve (e ce lo si poteva aspettare, visti i precedenti fra i due), Kimi Raikkonen (potenziale suo compagno nel 2007 se Michael non si ritira) e Jarno Trulli (come il tedesco membro anziano della commissione piloti). Il canadese va giù come un caterpillar: «Mi auguro veramente che si tratti di un problema elettrico al motore, che si sia spento per questo, altrimenti è inspiegabile che un campione del mondo si comporti in un modo simile. Quello che ha fatto è gravissimo... Anzi, non so se è più grave questa manovra o quella che fece a me nel 1997 a Jerez (tentò di chiudere la porta a Villeneuve e gli vennero tolti tutti i punti del mondiale, ndr)». Raikkonen: «Quanto successo non ha nulla a che vedere con lo spirito sportivo; per capirlo basta osservare la tv». Trulli: «Michael è recidivo. Nelle immagini si vede che invece di girare a destra, va a sinistra. Lui può anche dire di aver commesso un errore, ma per noi piloti è chiaro quello che ha fatto».
Come lui la pensa Giancarlo Fisichella: «Chi fa il pilota sa bene che cosa è accaduto». Ironia della sorte, o delle corse, poco dopo aver detto questo sul campione della Ferrari, Fisichella verrà penalizzato dagli stessi giudici che in serata emetteranno la sentenza sul tedesco. Retrocesso di cinque posti, sarà il verdetto. Il motivo? Aver ostacolato David Coulthard nel suo giro veloce. Ironica e tagliente, in serata, uscendo dal paddock, la stoccata di Vitantonio Liuzzi all’indirizzo di kaiser Michael: «Certo che non è mica un grande attore...».
Alla fine, dal paddock, l’unico vero tentativo di difesa sarà quello firmato dal compagno Felipe Massa: «Io lo conosco bene, non l’ha fatto volutamente, c’è stato un problema, anche perché non è che noi piloti riusciamo a compiere certe manovre come se nulla fosse. Uscire apposta sarebbe stato troppo rischioso, qui è un attimo andare a sbattere contro i guard rail».

Come è un attimo dire cose che non si devono dire. Per cui l’ex compagno Barrichello, vistosi circondato dai taccuini, se ne guarda bene: «Se la domanda è su Schumacher, sappiate che non ho niente da dire». Idem come sopra per Ralf, il fratello.

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