da Milano
Rotto sul nascere il sodalizio che avrebbe dovuto portarle a varare un'offerta comune a Euronext per strapparla agli americani del New York Stock Exchange e dare vita ad un listino paneuropeo, Francoforte e Piazza Affari, non chiudono in un cassetto il sogno di un mercato federale del Vecchio Continente. Ma intanto ieri, giorno successivo al divorzio è toccato a Massimo Capuano, amministratore delegato di Borsa Italiana, spiegare i motivi che ora costringono i due listini a seguire strade separate. «Avevamo proposto a Deutsche Börse un progetto» di listino federale - ha osservato - «convinti che un mercato europeo abbia bisogno di una borsa europea. Per farlo abbiamo trovato un buon punto d'accordo sul modello industriale con cui convincere anche Euronext. Sul punto della governance» per la nuova realtà borsistica continentale, «invece, ci sono stati dei punti di disaccordo su alcuni elementi secondo noi importanti e che non siamo riusciti a colmare negli ultimi tempi». Parole che sembrano evidenziare una mancanza di disponibilità da parte di Deutsche Börse, a riconoscere il peso di Milano negli equilibri interni alla gestione del possibile listino federale europeo.
Al fine di verificare il da farsi, la Borsa Italiana convocherà un consiglio di amministrazione «prossimamente, comunque entro la fine del mese». Riunione all'interno della quale il vertice di Piazza Affari rifletterà con attenzione sulle mosse da compiere per mantenere vivo il sogno di un listino paneuropeo, prioritario rispetto al progetto di quotazione della stessa società, ad oggi «congelato». La quotazione - ha argomentato Capuano - «non è mai stata messa da parte.
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