«Identità culturale, la nostra vera forza»

Egregio signor Ghisi, come ligure non sono risentito e non è mio intento prendere la parte dei Liguri: «gente storicamente antipatica».
Mi risulta che essi siano stati gli unici in tutto il nord Italia ad aiutare Annibale contro Roma concedendogli 7.000 arcieri, naturalmente a pagamento. Difesero i loro laicissimi commerci riparandosi dietro merlature Guelfe sulle torri. E così via. Tuttavia con alti e bassi Liguri, Veneti, Comuni Lombardi hanno rappresentato il meglio dell’Europa per secoli. Erano infatti Repubbliche. I loro cittadini più illustri erano chiamati a governare in virtù del merito acquisito e non delle parentele o del volere divino. Centinaia di anni di esperienze repubblicane in un’Europa di monarchie assolute. Quale sarebbe potuta essere l’evoluzione socio-politica della Repubblica di Genova in contesto Post illuminista non ci è dato sapere. È certo che i Francesi forti di 1000 anni di monarchia assoluta e di pochi decenni di cambiamento d’umore hanno provveduto a distruggere tutto ciò a cannonate.
Qualcuno, almeno per noi Liguri ironicamente, si domandò se ciò costituisse vera gloria.
Vediamo: come «eredità» ci lasciarono i re montanari che per 80 anni (80 anni signor Ghisi, come l’URSS bolscevica dalla quale ancora oggi i Russi si stanno leccando le ferite senza per questo essere chiamati terroni del nord) sconvolsero la cultura ligure e la Repubblica nonché l’equilibrio dei poteri in campo sociale e quindi economico.
Sappiamo poi come finì.
Conseguenza di ciò fu la prima fase della fuga dei cervelli da Genova che per ragioni diverse continua tutt’ora. Allora i cervelli in gran parte erano imprenditori e grandi mercanti oggi sono giovani istruiti e positivi che vengono attratti dalle borse di studio americane.
Questo processo continua quindi tuttora e produce: una comunità privata dei suoi figli più capaci; un assistenzialismo esasperante, basta dire che si assistono persino gli alberghi ed i bagni marini, i B&B e gli agriturismo; la presenza paralizzante di imprese pubbliche o semipubbliche comunque a gestione di fatto sindacal-comunista; l’impossibilità di intraprendere su un territorio difficile, compromesso, accidentato ed in più storicamente gravato di servitù demaniale praticamente ovunque.
Berlusconi che è conoscitore della materia perché non interviene? Tremonti tempo fa ci provò!
E ancora: la piaga della speculazione edilizia anche essa figlia della povertà assoluta lasciata dalle guerre monarco-fasciste che ancora oggi stiamo pagando; l’incomunicabilità tra sindaci che anziché collaborare, creare sinergie, intervenire consorziandosi per servizi comprensoriali quali viabilità, acqua, depuratori, inceneritori, formazione professionale, prevenzione, efficienza sanitaria ecc. nella migliore delle ipotesi non si parlano, talvolta litigano. Se l’Italia non trova il sistema di portare a soluzione tali inefficienze, che non sono solo liguri, con soluzioni politiche e parlamentari che chiudano i comuni anche per inettitudine e non solo per mafia a che cosa vuole che servano i manager? che peraltro stiamo sperimentando nelle ASL da almeno un ventennio? Con i costi/benefici che sappiamo!
A proposito di territorio: Biasotti facci sognare! Anche il tetro ligure ha bisogno di sognare, fai in modo di non lasciare solo a Cassano l’impegno, sai come sono i calciatori, talvolta sono più infedeli dei politici.
Si potrebbe considerare l’ipotesi di una riduzione dell’impatto di ferrovia ed autostrada entro questo secolo? Possiamo vedere ciò in una logica d’impresa e recupero ambientale legata alla qualità della vita delle prossime generazioni, offrendo così una possibilità di «lavoro» sottratto alla speculazione edilizia? Sarebbe possibile un nuovo modo di dare servizi ai diportisti in modo meno invasivo, meno costoso e più competitivo?
Sarebbe possibile una volta tanto partire dal dare–avere con Roma, non in chiave egoistica, ma sicuramente per avere consapevolezza «economica» e dignità civile e politica?!
Quali sono le risorse economiche che la piccola Liguria è in grado di individuare e quantificare? Quanti dipendenti pubblici abbiamo per 100 abitanti? Quanti ne ha la Costa Spagnola?
In ultimo Signor Ghisi, penso che la malattia del ligure non sia la malinconia ma l’infelicità.
La felicità si negherà a Noi forse per sempre come ai personaggi del Verga ed a tutti coloro che anno attinto a mammelle avare.
Tuttavia Le do ragione, occorre tentare, tenendo conto però che non sempre la patria del Re è anche la patria dei Sudditi a meno che Questi non diventino a pieno titolo Sovrani nella Loro Terra. Noi (liberali?) abbiamo il dovere di offrire delle opzioni ed una guida onesta da non lasciare sola, ma questa volta serve pure un obbiettivo di libertà e di dignità.


Sinceramente non mi pare che il sacrificio dei volenterosi e dei meritevoli ricambiati da inefficenze locali e catastrofi planetarie attuali o annunciate, quando non sbeffeggiati con attribuzioni di evasore o speculatore costituisca un clima accettabile. Almeno la «prima» Democrazia Cristiana ti faceva commendatore.

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