Via Idro, dove la convivenza è realtà Presto anche l’impianto antincendio

Ci vivono 163 immigrati dell’Est: i bimbi vanno a scuola e nessuno è mai stato denunciato. Palazzo Marino ha investito 100mila euro

Andare oltre Triboniano. Via Idro, ultimo lembo della città lungo la Martesana, confine nord. Prima di tangenziali, autostrade, e periferia industriale, una lingua d’asfalto posata tra il Naviglio e il Lambro. Rustici restaurati sulla sponda ovest, su quella opposta un campo stanziale per 24 famiglie arrivate dall’Est più di vent’anni fa. Esperimenti di integrazione.
Oltre il preconcetto. Non ci sono baracche, nel campo, né irregolari. L’aria non soffoca, non c’è fango né latrine a cielo aperto. I 163 abitanti censiti nel febbraio 2005 dal Comune hanno tutti la cittadinanza italiana, i 44 bambini frequentano regolarmente la scuola, in 15 hanno dato vita alla cooperativa «Laci Buti» che lavora in accordo con il Comune per la manutenzione di alcune aree verdi della città, esiste un’infermeria visitata dal medico almeno una volta alla settimana. E soprattutto, nessuna denuncia è stata sporta nel corso degli ultimi quattro anni dagli abitanti della sponda ovest, e del quartiere Adriano.
A questo, si aggiunge l’intervento del Comune: oltre 100mila euro investiti in «lavori straordinari per la messa in sicurezza dell’area». In assoluto, i primi in un campo nomadi. «Alla fine - spiegano gli ingegneri che lavorano al progetto - l’anello di 253 metri di diametro che comprende il campo sarà organizzato come una specie di campeggio». Quindi, nuovo manto stradale, pozzi neri, bagni, allacciamenti al sistema idrico e a quello elettrico, impianto anti-incendio, strutture a «piazzola». Nuovi servizi, nuove spese che gli abitanti del campo si dicono «pronti ad affrontare». E dopo via Idro, gli interventi arriveranno in via Negrotto e via Novara. In totale, 600mila euro stanziati dal Comune.
Fin qui tutto bene, poi ci sono i però. Però «bisogna fare chiarezza, perché se sono cittadini italiani, devono pagare i servizi di cui fruiscono, come fanno tutti». Laura Molteni, foulard verde-Lega al collo, ammonisce e chiede «numero chiuso di nomadi a Milano e lo sgombero dei campi», perché «una civile convivenza tra autoctoni e stranieri deriva innanzitutto dal rispetto di leggi, norme, usi e consuetudini che insistono su un certo territorio». Però «c’è un problema di abusivismo edilizio», dice Andrea Mascaretti, indicando le case in muratura che sorgono nel campo. «Questione di equità nei confronti dei cittadini milanesi, che se vogliono costruire una casa su un terreno demaniale devono chiedere un permesso e pagare le imposte».

Però, c’è che l’«isola» di via Idro sta già attraendo nuovi gruppi di nomadi: cinque roulotte dietro una parete di laminato, una quindicina di irregolari, qualche baracca al di là del Lambro costruita un paio di mesi fa. Nuovi insediamenti sulla sponda est, nuove presenze fuori controllo. E un preconcetto dietro l’angolo.

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