Contro losteoporosi, che colpisce una donna su tre subito dopo la menopausa (ne soffrono, nel mondo, 200 milioni di persone), continuano le ricerche cliniche. La più recente, pubblicata il 18 settembre sul New England journal of medicine riguarda un gruppo di 2100 pazienti che avevano già subito una frattura del femore di natura osteoporotica. Queste pazienti sono state trattate con una infusione di acido zoledronico, con cadenza annuale.
Lo studio in parola («Recurrent fracture trial») ha dato questi risultati: riduzione del 35% di ulteriori fratture e del 28% della mortalità, che si registra in una paziente su quattro dopo la frattura del femore.
Dichiara Silvano Adami, professore di reumatologia alluniversità di Verona: «Lo studio ha dimostrato che in pazienti incorsi in una frattura femorale è possibile ridurre lincidenza di una nuova frattura femorale. In Italia noi abbiamo dimostrato in passato che è possibile ridurre significativamente il rischio di frattura di femore, con un bolo annuale di vitamina D. Entrambe queste terapie hanno costi limitati e si presentano come vantaggiose anche per il rapporto costi-benefici. Straordinaria la loro praticità con la possibilità di procedere a una sorta di vaccinazione annuale, in grado di fornire una protezione insuperata nei confronti delle fratture osteoporotiche. Efficacia, praticità, costi limitati modificheranno lapproccio terapeutico a questa malattia».
Prosegue Adami: «Diversi studi epidemiologici hanno dimostrato che in pazienti anziani, la frattura di femore rappresenta la causa più frequente di mortalità e disabilità. Sono pochi i pazienti incorsi in fratture del femore che vengono sottoposti a trattamento».
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