Le escort della sinistra e i nuovi bacchettoni

Oddio, la moda delle escort nei palazzi del potere ha preso piede

Oddio, la moda delle escort nei palazzi del potere ha preso piede. Si legge sui giornali che esse avrebbero messo le radici persino nel municipio di Firenze, dominio di Matteo Renzi, astro splendente nel firmamento della politica nazionale, speranza dei democratici di ultima generazione e terrore degli ex comunisti, poco ex e molto rossi, legati all'apparato conservatore. Quando è stata divulgata la notizia che varie signorine frequentavano (o frequentano ancora?) Palazzo Vecchio, non in veste istituzionale bensì di leggiadre compagne di giochi di questa o quella autorità, nella sede del Pd qualche barbogio ha sorriso compiaciuto: stai a vedere che il ragazzo prodigio aspirante leader progressista e addirittura premier rallenterà la sua corsa verso il successo a causa della gnocca.
Ma è solo un'illusione, giacché Matteo non è coinvolto in scandali sessuali, almeno personalmente; semmai non tutti quelli con i quali ha a che fare sono stinchi di santo. Sia come sia, il punto è un altro. Stupisce che nel terzo millennio susciti ancora scalpore la questione erotica, specialmente se ambientata nei luoghi dove si amministra la cosa pubblica, come se gli eletti avessero pulsioni diverse dagli elettori. Tutti, almeno teoricamente, avrebbero diritto di soddisfare i propri desideri carnali. In pratica non è così. Se il ragionier Rossi ha un filarino con la segretaria, male che gli vada i colleghi ridono alle sue spalle. Se invece l'assessore, avendo parecchio da fare (si fa per dire), se la spassa con una che non lo fa gratis c'è subito qualcuno che avverte la Procura.

Un tempo erano i bigottoni democristiani a indignarsi degli amorazzi clandestini, soprattutto se extraconiugali. Adesso, sarà che i puri dello scudocrociato si sono pressoché estinti, i sessuofobi più accaniti militano nei partiti di sinistra e usano il medesimo linguaggio, nel condannare certi libertini, in voga all'epoca dell'Inquisizione, che non era poi tanto santa. Basti pensare a ciò che ha dovuto subire Silvio Berlusconi per le sue ricreazioni di stampo femminile: addirittura un processo di tipo medievale, durante il quale le fanciulle delle cene eleganti sono state sottoposte - legalmente, s'intende - a interrogatori da confessionale seicentesco: quante volte? ti ha messo le mani addosso? dove esattamente? dietro o davanti? anche sul seno?

Roba da matti. Come se un uomo e una donna che giacciono insieme dovessero sempre ripassare il Kamasutra dalla prima all'ultima pagina. Vabbè. Prendiamo atto che il mondo si è ribaltato. In effetti, 40 anni orsono e oltre, quando ero iscritto al Psi, noi di sinistra ci riempivamo la bocca della parola libertà: libertà sessuale, amore libero, amore di gruppo, coppia aperta. La sinistra, da quella estrema a quella moderata, più che nella dittatura del proletariato credeva che la felicità fosse tutta lì, nella facoltà di scopare a volontà. Chi non era d'accordo con noi su questo veniva guardato con compatimento e considerato un povero baluba, un talebano ante litteram, un baciapile.

I compagni di una volta sono passati sull'altra sponda, quella dei puritani. O meglio: sono persuasi che i soli ad avere diritto di fare ciò che gli garba siano i gay. Guai a voi se vi sfugge una battuta sui froci.

Per essere chiaro fino in fondo, riconosco ai preti di essere avanti un secolo: stando a ciò che afferma Papa Francesco, in Vaticano ne combinano di tutti i colori e si tengono bordone l'un l'altro. Se Berlusconi nasce un'altra volta, gli conviene fare il parroco.

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