Aiuto, la mia spiaggia è stata invasa dagli avvocati nudisti

A Lido di Dante, in Romagna, è vietato spogliarsi. Ma i naturisti si rimettono in toga e fanno annullare le multe. Finché un uccellino...

Aiuto, la mia spiaggia è stata invasa dagli avvocati nudisti

Carla, mia bella moglie romagnola, ha una piccola casa in un paesino chiamato Lido di Dante nei pressi di Ravenna dove risplende una delle ultime spiagge selvatiche rimanenti in Italia.

Questa spiaggia spettacolare è libera, e perciò di tutti, ma noi purtroppo non possiamo usarla perché da anni infestata da nudisti e le loro numerose sottospecie: guardoni, scambisti, amanti del sesso di gruppo, transessuali, bisessuali, più parecchie altre creature non ancora classificate dalla scienza.
Per motivi ovvi Lido di Dante, che prende il suo nome dal poeta che morì a Ravenna nel 1321, ha una certa fama anche internazionale ed è molto popolare con un certo tipo di tedesco e svizzero.

Anche se noi non avessimo cinque figli piccoli (dai 10 anni in giù) e anche se tutti quei nudisti fossero «solo» nudisti, non potremmo usare la spiaggia perché secondo noi i corpi nudi di altre persone in un luogo pubblico sono francamente osceni e i responsabili da ricovero immediato. Un nudista (sono quasi tutti uomini) non andrebbe mai in centro, al supermercato, nudo, oppure al lavoro, nudo. Allora, come mai lo fa in spiaggia?

Naturalmente, neanche la maggioranza silenziosa che trova oscena tutta quella nudità di massa può usare la bellissima spiaggia libera di Lido di Dante. In questo paradiso infernale, dunque, la maggioranza silenziosa, a differenza della minoranza nudista, non ha nessun diritti: Lido di Dante è una metafora perfetta per l'Europa moderna.

Io non ho niente contro i nudisti su una spiaggia nudista come non ho niente contro i matti in un manicomio. Ma Lido di Dante NON è una spiaggia nudista. I nudisti l'hanno rubata col consenso tacito dello Stato italiano.

Per la cronaca il nudismo su quella spiaggia è un reato penale (articoli 527 & 725 del Codice Penale) perché come avvisano chiaro e tondo i cartelli: «Questa spiaggia non è destinata alla pratica del naturismo». Ma questa è l'Italia, ragazzi, dove regna il caos morale, legale e politico.

I nudisti cominciarono a colonizzare Lido Di Dante ai tempi del Summer of Love nel 1967. Ci bastava la loro presenza per mandare in fuga gran parte degli altri ma le forze dell'ordine e della politica non si muovevano. Temevano, fra l'altro, la rabbia della sinistra filo nudista della Romagna ma anche della gente del paese: Lido di Dante era diventato una versione molto lucrativa all'aria aperta del famigerato Plato's Retreat a New York degli 80, ovvero di Sodoma e Gomorra.

Ma poi nel 2006, per qualche strano motivo ancora non del tutto spiegabile, la Regione Emilia-Romagna decise di comportarsi in un modo tutto teutonico: ok, a spiagge nudiste nella rossa Romagna, ha proclamato, ma solo su spiagge destinate al nudismo e attrezzate con bagni pubblici e salvaguardie.
Però Lido di Dante è dentro una riserva protetta e lì non si può costruire neanche un cesso. Così, quando ho letto la notizia mi è venuta voglia di dare un cinque a mia moglie Carla. Bye-bye nudisti! Che bello! Sfortunatamente, in Italia la legge è una cosa, la realtà tutt'altra: i nudisti non mollavano mica.

Finalmente, nel 2012, la Forestale ha deciso di applicare la legge: in un sol mese i suoi uomini sono piombati dalla pineta profumata e delle dolci dune su un'ottantina di nudisti e sì - incredibile - li hanno multati tutti. Ma quando i nudisti si rimettevano la toga (tanti nudisti sono avvocati) e andavano in tribunale, i giudici di Ravenna gli hanno dato retta: il nudismo, anche se reato penale, è ammesso a Lido di Dante lo stesso perché «normalmente e tradizionalmente» frequentato da nudisti. Morale della favola: in Italia, se uno viola la legge abitualmente e per tanti anni, e nessuno lo punisce, non viola più la legge! Aiuta, chiaro, essere un nudista, meglio ancora, un nudista di sinistra.

C'è però una piccola luce in fondo al tunnel. Ormai l'eco-catastrofismo è di gran moda e sulla spiaggia abita un piccolo trampoliere, ora a rischio di estinzione: il Fratino (Kentish Plover in inglese). Grazie alla presenza di tutti quei nudisti e sottospecie, ci è rimasta soltanto una dozzina di Fratini che si annidano sulla sabbia nelle dune, e che decorano i loro nidi con delle conchiglie (che teneri!).

L'anno scorso, nessuno dei loro pulcini è sopravissuto. E poi, il 19 luglio 2012, un rogo doloso - i colpevoli non sono stati mai presi - ha distrutto 65 ettari (circa la metà)della meravigliosa pineta senza prezzo . Forse il Signore stesso aveva deciso, una volta per tutte, di mettere fine a tutta quella oscenità distruttiva. Oppure Dante.

Comunque sia, la Forestale ha detto: «Basta!». Quest'anno ha chiuso quasi tutta la spiaggia al «pubblico», cioè, ai nudisti & co., fino al 29 luglio, durante la stagione della nidificazione del Fratino. Si trovavano ingabbiati e arrabbiati come dei puma su qualche centinaia di metri dentro «un ghetto». Ma, essendo così «ex» comunisti e naturisti, e così fedeli al culto del riscaldamento del pianeta per colpa dell'uomo, e tutta quella roba lì, che cosa potevano dire?! Salvo maledire, sottovoce, «sto' ca… di Fratino». Ma che uccello mitico, 'sto Fratino, io dico!

Da agosto la Forestale ha riaperto un chilometro in più della spiaggia al

«pubblico». Va beh, ma guarda che roba: sono assolutamente verboten ombrelloni e costruzioni protettive di qualsiasi tipo. Nel frattempo, il calore dell'estate diventa sempre più dantesco. Qualcuno gradisce nudisti alla brace?

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