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Anche la Merkel non si fida dei tedeschi

Per l'europresidenza la cancelliera sta con Juncker contro Schulz. Ma dovrà venire a patti con il nemico

Anche la Merkel non si fida dei tedeschi

Berlino - Non più regina d'Europa ma tessitrice. Euroscettica con il nord ed euro-entusiasta con il sud. La cancelliera tedesca dovrà imparare a essere camaleontica. Rotti gli indugi, Angela Merkel ha fatto sapere che sosterrà l'ex premier lussemburghese Jean-Claude Juncker per la presidenza della Commissione Ue. La scelta è obbligata: Juncker è il candidato vincente del Partito popolare europeo di cui la cancelliera è socia di maggioranza. Neppure gli alleati socialdemocratici si oppongono al lussemburghese. Inviso tanto ai Tories britannici quanto agli ungheresi e agli svedesi del Ppe, Juncker è un cavallo azzoppato. Se fallirà saliranno le quotazioni del socialdemocratico tedesco Martin Schulz. Allo stesso tempo, «se Juncker ce la farà, nominerà Schulz commissario», spiega al Giornale l'eurodeputato della Cdu, Andreas Schwab. Ad accomunare oggi la cancelliera tedesca e Silvio Berlusconi è rimasta sola la disistima per Herr Schulz ma è anche vero che Bruxelles è la patria dei compromessi necessari: fra Consiglio e Parlamento per la nomina del successore di Barroso, e fra popolari e socialisti per il mantenimento della barra politica al centro. Schulz non piace a Merkel ma la Cdu farà di necessità virtù.

«Große Koaliton è un'espressione tedesca che mal si addice al Parlamento europeo - riprende Schwab - ma in verità non abbiamo alternative: per il governo dell'Europa serve una cooperazione (politica) organizzata». L'eurodeputato preferisce non valutare l'ipotesi di un fallimento del lussemburghese con il rischio del passaggio del testimone in mano ai socialisti: «Juncker ha tutte le chance per trovare una maggioranza e ci riuscirà se Merkel strapperà il consenso di Stoccolma, Budapest e Londra». Il premier britannico David Cameron ha bisogno della cancelliera per mettere a dieta le istituzioni comunitarie come promesso all'elettorato conservatore. Illudendosi di battere l'Ukip sul suo terreno, il leader tory ha indetto un referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Ue. La consultazione si terrà nel 2017: il premier ha tre anni per scongiurare danni miliardari all'economia inglese da una possibile autoesclusione dal mercato unico.

Merkel intanto si mostra intransigente con gli euroscettici: ha già sbattuto la porta in faccia ai tedeschi di Alternative für Deutschland, «e non vuole che AfD e Tories siedano accanto in Parlamento», riprende Schwab. La legislatura europea che si apre sarà dunque incentrata sulla collaborazione Berlino-Londra e non su quell'intesa con Roma fatta sperare dai complimenti offerti da Merkel a Matteo Renzi per l'ottima prova elettorale. «La cancelliera resta europeista e sarà lieta di lavorare con l'Italia. Ma bisogna essere onesti - spiega il politico tedesco - Renzi è premier da pochi mesi e noi speriamo che lo sia ancora fra due anni. La Gran Bretagna è un Paese politicamente molto stabile. Noi - sottolinea Schwab - faremo di tutto perché Londra resti nell'Ue: vogliamo evitare che con il referendum inglese si crei una situazione pericolosa». Italia e Francia in cerca di sviluppo dovranno dunque arrendersi a una cancelliera euroscettica? «No. Merkel si è già detta favorevole alla cooperazione intergovernativa per aiutare la crescita sul lungo termine. Ma la condizione è che i Paesi facciano le riforme. Dall'Italia le aspettiamo ancora. A cominciare da quella del mercato del lavoro». «Nel frattempo - conclude Schwab in ottimo italiano - dobbiamo aumentare le occasioni di dialogo e di scambio fra le imprese della mia regione (il ricco Baden-Wurttemberg, ndr) e quelle del Nord Italia.

L'Italia resta il Paese più importante per l'economia della Germania del sud».

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