Basta riaprire processi senza prove certe

Basta riaprire processi senza prove certe

di Salvatore Scarpino

Il caso di Simonetta Cesaroni, assassinata 22 anni fa, da freddo che era è diventato gelido come un surgelato.
L’ultimo imputato su cui il team di procuratori e inquirenti aveva puntato per la soluzione a sorpresa, è stato assolto dalla Corte d’assise d’appello. Raniero Busco non è l’assassino di Simonetta e tutte le presunte prove raccolte a suo carico si sono dissolte per effetto di perizie e superperizie che si sono scontrate e dissolte.
Questo ennesimo buco nell’acqua dovrebbe indurre procuratori e segugi ad abbandonare la caccia ai responsabili dei «casi freddi», magari per concentrarsi sui «casi caldi» che allarmano e deprimono la pubblica opinione. Ma ci rendiamo conto che inseguire vecchi fantasmi di «casi freddi» rende molto di più in fatto di protagonismo e di rilevanza mediatica.
Il punto è proprio questo: l’apparato inquirente insegue i vecchi casi irrisolti per stupire e impressionare, ma si ha l’impressione che il sistema non funzioni. Qualcosa va detto anche sul metodo: i delitti specie se complicati non possono essere risolti semplicemente sulla base dei rilievi scientifici: le prove classiche, quelle realmente schiaccianti vanno raggiunte con lo scarpinare insonne dei vecchi sottufficiali che cercano di determinare l’occasione e soprattutto il movente di ogni crimine di sangue.
Per tutto il tempo del processo la moglie di Raniero Busco ha invano gridato: ma il movente dov’è?
Il problema è questo: quando le procure e i loro segugi credono di avere individuato un colpevole lo perseguono senza dargli tregua: è accaduto anche a Garlasco ed è finita come sappiamo, col principale indiziato perseguito fino allo spasimo ed assolto perché contro di lui non c’era nessuna prova, di là di discutibili tracce di sangue.
Già, le tracce di sangue. In via Poma ce n’erano tante, non tutte identificabili o identificate. Ma in questa ricca presenza di false tracce la Procura e gli inquirenti hanno trovato modo di perseguire il povero portiere Pietrino Vanacore, che ha posto fine tragicamente ai suoi giorni e il giovane figlio dell’avvocato Valle. Tutti buchi nell’acqua.
Un solo «caso a freddo» è stato risolto negli ultimi tempi: quello del delitto dell’Olgiata, ma lì determinanti furono la confessione dell’indiziato e l’individuazione di un movente preciso. Prove classiche. Niente Dna.


Tutto questo dovrebbe indurre le procure, i loro segugi e i loro tecnici a non inseguire più casi ripescati nella ghiacciaia degli uffici giudiziari. Lo so sul piano dell’immagine questa rinuncia renderebbe poco, ma forse gioverebbe alla credibilità della giustizia.

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