Cultura a destra? Viva e vegeta nonostante il Pdl

Il Popolo della libertà vuole ripartire dalle idee. Giustissimo: le ha trascurate troppo a lungo...

S ul Giornale, nei giorni scorsi, esponenti di spicco del Popolo della libertà quali Fabrizio Cicchitto e Mariastella Gelmini hanno avviato una discussione interessante: il centrodestra, per ripartire, avrebbe bisogno di una iniezione di cultura. È un auspicio tanto giusto quanto sorprendente perché il partito non ha dato l'impressione, nell'azione politica degli ultimi anni, di fare tesoro delle energie sprigionate da aree culturali non riconducibili alla sinistra. Senza troppi giri di parole: la cultura di destra, dal 1994 a oggi, ha offerto tanto ma i politici di destra, con le dovute eccezioni, non parevano sempre interessati. Nella gestione della Rai, dei ministeri chiave in campo culturale, delle istituzioni cittadine, s'è visto assai poco ispirato alla «cultura di destra». Spesso le buone intenzioni di partenza sono rimaste lettera morta, in questa sede non conta dire perché. Anche gli intellettuali sbarcati a Roma, dal compianto Piero Melograni a Marcello Pera, non sembrano nel complesso aver ricoperto un ruolo decisivo.

Liberali, cattolici, post-missini: fuori dal Parlamento c'è una enorme concentrazione di forze con proposte forti ma chi le sta a sentire? Sono senza interlocutori politici al punto che c'è gente (di destra) che sostiene che tutto sommato, quando c'è qualche progetto concreto in ballo, sia meglio cercarsi interlocutori istituzionali di sinistra. Almeno c'è qualcuno con cui parlare anche se poi ti dirà di «no». Dall'altra parte, la nostra, invece ti attende il nulla.
Il Pdl avrebbe un bacino inesauribile di idee a cui attingere, se lo volesse. Salvo rare eccezioni, nessuna delle persone che qui saranno nominate è etichettabile come «di partito»; qualcuna non si definisce neppure di centrodestra; tutte attribuiscono un valore fondamentale alla propria autonomia. Non vogliamo certo arruolare nessuno. Vogliamo piuttosto segnalare intellettuali accomunati da un lavoro serio che va in una direzione diversa (se non propria opposta) rispetto alla sinistra. Intellettuali che quindi dovrebbero «interessare» al Popolo della libertà all'improvviso affamato di cultura.

L'Istituto Bruno Leoni è un punto di riferimento imprescindibile per chiunque, sia pure con sfumature diverse, appartenga all'universo liberale e libertario. Produce paper, convegni, corsi di studio, libri e seminari. Dalla cultura, all'economia, passando per l'ambiente e l'urbanistica: non c'è settore che sia scoperto. Nel suo organico ci sono fuoriclasse come Carlo Lottieri, Alberto Mingardi, Carlo Stagnaro, Filippo Cavazzoni, Serena Sileoni. Il «padre spirituale», oltre a Leoni, è Sergio Ricossa.

Dopo decenni di silenzio, ora vi sono due editori coraggiosi che hanno portato i classici del liberalismo austriaco e non solo dalle nostre parti: Liberilibri di Aldo Canovari e Rubbettino di Florindo Rubbettino sono colonne portanti della cultura liberale italiana. A cui di recente si è aggiunta, con titoli inattesi e fortissimi, la Marsilio di Cesare De Michelis. Il «giro» di autori, collaboratori, curatori, prefatori di questi «piccoli» (in realtà grandissimi) editori è di per sé una mappa del pensiero storico-filosofico non dogmatico: Giuseppe Bedeschi, Lorenzo Infantino, Raimondo Cubeddu, Dario Antiseri, Luigi Marco Bassani, Eugenio Di Rienzo, Giovanni Orsina, Fabio Grassi Orsini, Alessandro Orsini... Un po' più a destra, l'editore Bietti propone una delle migliori riviste italiane, Antarès, fucina di talenti coltivati da Gianfranco De Turris, ove si può leggere di letteratura, economia, polemiche culturali fuori dagli schemi.

Le associazioni cattoliche sono sempre state ben organizzate: svolgono un lavoro incredibile sull'istruzione paritaria dal punto di vista legale, divulgativo, economico, culturale offrendo una mole di dati impressionante e proposte concretissime per incentivare la libertà di scelta delle famiglie. Che dire poi di editorialisti e scrittori come Antonio Socci, Camillo Langone, Luca Doninelli, Davide Rondoni, Luca Negri e tutte le altre penne affilate che guardano alla Chiesa come punto di riferimento; del gruppo combattivo che fa capo a Riccardo Cascioli e al rinato quotidiano on line La bussola; del lavoro sempre coerente di editori come Lindau, Cantagalli, San Paolo, Ares?

Quotidiani. Il Foglio di Giuliano Ferrara è nato per offrire un solido retroterra culturale al neonato centrodestra, e ha fatto un lavoro esemplare. Ha fatto conoscere i valori di un partito liberale di massa, ha dialogato col mondo cattolico, ha lanciato talenti in grande numero, ha valorizzato e fatto esplodere geniacci inclassificabili come Pietrangelo Buttafuoco. Del Giornale non tocca a me dire. Però voglio ricordare chi combatte o ha combattuto, di recente e con posizioni variegate, la sua battaglia culturale sulle nostre colonne: Luca Beatrice, Beatrice Buscaroli, Giampietro Berti, Roberto Chiarini, Dino Cofrancesco, Francesco Forte, Giordano Bruno Guerri, Giorgio Israel, Luca Nannipieri, Fiamma Nirenstein, Massimiliano Parente, Francesco Perfetti, Claudio Risé, Vittorio Sgarbi, Stenio Solinas, Marcello Veneziani, Stefano Zecchi.

Internet? Social Network? Il mondo dei blogger «di destra» è da sempre all'avanguardia grazie a pionieri come Andrea Mancia fondatore, fra le altre cose, di Tocqueville.it. Mancia, Bressan, Missiroli e altri hanno saputo aggregare nella rete le forze conservatrici-liberali, prima della sinistra, ricavandone una miniera di sapere sul web.

Questo elenco è parzialissimo, chiedo scusa ai moltissimi che nell'impeto ho certamente dimenticato e ai tanti «cani sciolti» che

dell'assoluto individualismo hanno fatto una religione. D'altronde non serve un elenco completo: questo è solo un piccolo esempio di cosa si agita fuori dai palazzi romani. La cultura c'è. Il partito può dire altrettanto?

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