Decadenza, Bondi ad Alfano: "Se il Pdl accetta supinamente sono pronto a lasciare il Pdl"

Ancora tensioni tra lealisti e governativi. Alfano: "Restiamo al governo anche se il Cav decade". Bondi minaccia di andarsene

Decadenza, Bondi ad Alfano: "Se il Pdl accetta supinamente sono pronto a lasciare il Pdl"

Angelino Alfano convoca i "governativi" del Pdl e sigla idealmente con loro un patto per la sopravvivenza del premier Enrico Letta: "Il governo deve andare avanti per il bene del paese, anche dopo il 27 novembre quando il Senato voterà la decadenza di Silvio Berlusconi". Il vicepremier prova, così, a blindare i suoi nonostante l’appello del Cavaliere all’unità di tutto il partito, mandando su tutte le furie l'ala lealista che non intende stare al governo con il Partito democratico qualora il Senato dovesse cacciare il Cavaliere dal parlamento. "Io non ci sto", ha fatto sapere Sandro Bondi passando rapidamente in rassegna i connotati di un partito con il quale, nelle condizioni attuali, non si sente più in sintonia.

Nella riunioen di ieri sera, Alfano ha rimarcato di avere il sostegno di Berlusconi ed è tornato a denunciare che dentro il Pdl ci sono "estremisti" che fanno perdere voti. Quasi una dichiarazione di guerra dopo gli attacchi dei lealisti, attacchi che si sono moltiplicati in serata proprio a causa della riunione convocata da Alfano. E ai quali si è unito l’avversario interno, Raffaele Fitto che ha diffuso una nota di fuoco per condannare l’iniziativa tanto più "sconcertante" dopo l’appello di Berlusconi. Un appello, quello del leader di Forza Italia che, a conti fatti sembra, caduto nel vuoto su entrambi i fronti. Lo scontro tra alfaniani e lealisti, con reciproche accuse di minare l’unità del partito e di remare contro Berlusconi, è proseguito a dispetto di appelli e moniti. Fitto ha quindi condannato le dichiarazioni "ostili e divisive" che dalla riunione sono trapelate. Piuttosto, ha attaccato l’ex governatore della Puglia, i ministri "si occupino di evitare le tasse e la decadenza di Berlusconi". Quindi l’affondo rivolto ad Alfano: "Se si usano cariche istituzionali per dividere il partito, e insieme per lasciare che il Pd faccia il lavoro sporco contro Berlusconi sarebbe un fatto gravissimo, che non potrebbe restare privo di conseguenze politiche". Un concetto che viene riassunto da una battuta di Mara Carfagna che si è fatta trovare davanti alla sede della riunione degli alfaniani. "Noi siamo stati tagliati fuori da ottobre", si è lamentata accusando subito dopo: "C’è qualcuno che ha scelto scientemente di spaccare il partito in due parti e se ne assumerà la responsabilità".

Oltre al braccio di ferro sulla legge di Stabilità, il vero spartiacque tra le due anime del partito rischia di essere il 27 novembre, quando il Senato dovrà votare la decadenza di Berlusconi da parlamentare. Un voto che potrebbe passare con l'appoggio dei democratici. In quel caso i lealisti chiederebbero al partito di togliere l'appoggio a Letta. Alfano, invece, ha già fatto sapere che nemmeno la decadenza del Cavaliere gli basterà per togliere la fiducia al governo. I ministri pidiellini, insomma, andranno avanti a oltranza. Una posizione che ha lasciato di stucco i più.

"Se il Pdl si avvia a diventare un partito di correnti, animosamente contrapposte sulla base di ragioni di puro potere, e se la prospettiva è quella di accettare supinamente, pur con qualche vibrante dichiarazione di facciata, la decadenza di Berlusconi dal Parlamento, oltre al fatto di dover votare a qualunque costo una legge di Stabilità che contribuirà a peggiorare la crisi e la sofferenza di tutti gli italiani, personalmente - ha avvertito Bondi - dopo tanti anni di onesto impegno non potrò approvare e riconoscermi in queste scelte".

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