DOMANDE & RISPOSTE

Simona Izzo, il lamento del maschio influenzato le ricorda qualcosa?
«Guardi non lo scopriamo ora che gli uomini si lamentano sempre».
E voi donne non lo fate?
«No, perché abbiamo un istinto infermieristico, salvifico, dopo le sofferenze del parto per noi un’influenza è una passeggiatina. Siamo abituate a frequentare il dolore, cominciamo col curare i nostri padri, poi interpretiamo il linguaggio dei segni dei figli, abbiamo una mappa del dolore».
E gli uomini se ne approfittano...
«L’uomo ha bisogno della sua forza e quando gli viene a mancare soffre e sta male perché non è abituato. E per questo si abbandona a noi».
Troppo comodo e bello stare a letto coccolati...
«Ma io alla fine li perdono, fanno leva sul fatto che ci piace curarli e a loro piace essere curati. Anche nelle pubblicità non si vede altro che un uomo sul divano curato da una donna. Una donna vera deve curare e amare il proprio marito».
E a parti invertite, lei si farebbe curare da suo marito?
«Mai. Meglio una badante. Non per nulla se una donna si ammala la prima cosa che un uomo dice è: se mi ammalo pure io come facciamo?».
Ma da dove parte questa enfatizzazione del piccolo malanno?
«Secondo me tutto parte dalle mamme perché appena un figlio sta male corrono a occuparsi di tutto, di ogni minimo dettaglio».
E lei a cosa si affida per curare l’influenza di suo marito?
«Io ho appreso gli insegnamenti della nonna e quindi mi affido a quelli: brodo di pollo, ma soprattutto sciroppo di lana».
Sciroppo di lana?
«Sì. Stare sotto le coperte è il miglior modo per far passare l’influenza.

E le dico di più, quando il marito ha l’influenza è una cosa positiva perché sta a casa 4 giorni con la famiglia, con i figli, sta sotto le lenzuola con la moglie. L’influenza può diventare un momento di riflessione e di dialogo».

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