Elezioni europee 1989: la fine del comunismo e dell'era Thatcher

Pochissimi mesi dopo quel voto cadranno sia il muro di Berlino sia il potere (quasi) imbattibile della Lady di ferro nel Regno Unito. I partiti italiani della Prima Repubblica metteranno in scena alle urne il loro "canto del cigno"

Elezioni europee 1989: la fine del comunismo e dell'era Thatcher
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Il 1989 è sicuramente l'anno che ha cambiato la storia mondiale. La "cortina di ferro" che ha diviso l'Europa in due per cinquant'anni viene a meno con il collasso dei regimi comunisti del blocco sovietico a seguito della caduta del muro di Berlino del 9 novembre. Trentacinque anni fa i cittadini di quei Paesi iniziano una protesta pacifica, in nome della libertà, della democrazia e dei diritti umani e oggi sono a tutti gli effetti cittadini europei. In questo contesto globale si inseriscono le importantissime elezioni europee tenute il 18 giugno che decreteranno il "Last Dance" del Partito Comunista Italiano, destinato inesorabilmente a sciogliersi pochissimi mesi più tardi. Ma che cos'è successo esattamente vent'anni fa, in quell'anno, il 1989, che ha cambiato il corso della storia e ha permesso in seguito ai cittadini di 10 nuovi Paesi di aderire al progetto europeo?

Tra febbraio e aprile si aprono i negoziati aperti tra Solidarnosc e il partito comunista polacco, mentre nel frattempo a Budapest 800mila manifestanti si riversano nelle strade di Budapest per chiedere democrazia: si forma una coalizione di opposizione. Nelle elezioni semi-libere in Polonia, stravince Solidarnosc e Tadeusz Mazowiecki diventa premier polacco nel primo governo non-comunista dell'Europa dell'est. A giugno i ministri degli esteri ungherese e austriaco tagliano insieme la barriera del confine che divide i due Paesi e, due mesi dopo, due milioni di persone si danno la mano dalla Lituania all'Estonia passando per la Lettonia, per protestare contro il patto Molotov-Ribbentrop. A inizio autunno avvengono altri due importanti eventi internazionali: il partito comunista ungherese si scioglie e il presidente della Germania dell'est, Erich Honecker. Nei primi giorni di novembre più di un milione di persone manifesta ad Alexanderplatz: è il prodomo dell'imminente crollo del muro di Berlino.

In tutto questo diventa più che rilevante il contributo fornito dai risultati delle elezioni europee. Per la prima volta le forze della sinistra raggiungono la maggioranza assoluta (257 seggi), con un successo che porta il Gruppo Socialista a rappresentare da solo un terzo dell'Europarlamento (180). Un risultato determinato in primo luogo dalla vittoria dei Laburisti inglesi, che portano a Strasburgo 14 deputati in più. Con una soddisfazione supplementare: avere distrutto il mito dell'invincibilità di Marghareth Thatcher, la grande sconfitta di questa tornata, che paga anche certe sue posizioni anti-europeista, L'onda Verde rappresenta un altro tipo folata di scetticismo nei confronti delll'Ue con un patrimonio di oltre 11 milioni di voti. Nello schieramento di centrodestra, i Popolari europei si confermano come la formazione principale (122 seggi), considerando l'ingresso del Pp spagnolo. I Liberali si portano a casa 48 postazioni parlamentari.

Per quanto riguarda il caso esclusivamente italiano, la situazione rimane pressoché cristallizzata ma, per molti partiti, quel voto europeo sarà l'ultimo a cui parteciperanno. La Democrazia Cristiana scende al suo minimo storico con il 32,9%; il "canto del cigno" del Pci è rappresentato dal 27,6% dei consensi, per un crollo di quasi sei punti percentuali dall'"effetto Berlinguer" di cinque anni prima. In calo il polo laico (Liberali- Repubblicani-Federalisti), i socialisti guadagnano tre punti e mezzo (14,8%), mentre rimangono stabili i missini (5,5%). Da sottolineare il debutto positivo dei Verdi (3,7%) e i voti più che quadruplicati presi da una Lega Nord che sta iniziando a fare sempre più presa tra gli elettori, soprattutto ovviamente nel Settentrione.

Abbinato alle elezioni europee, il 18 giugno 1989 si è svolto in Italia anche un referendum consultivo per sondare la volontà popolare in merito al conferimento o meno di un ipotetico mandato costituente al Parlamento europeo: privo di efficacia giuridica vincolante, c'è stato un plebiscito a favore del Sì con l'88%. Con il vento che sta per cambiare, inizia una nuova epoca continentale.

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