Fanno i pentiti ma intanto occupano l’autostrada

Fanno i pentiti ma intanto occupano l’autostrada

Marco Bruno, l’attivista No Tav che aveva insultato («pecorella») un carabiniere in una pausa degli scontri dei giorni scorsi in Val Susa, ha chiesto scusa al militare. Lo ha fatto in una trasmissione di Radio2 dal nome davvero appropriato, Un giorno da pecora. Per l’anarchico barbuto, quello di ieri è stato un giorno da agnellino.
«Sì, è vero me la sono presa con lui - ha detto non potendo smentire le immagini diffuse su internet - ma quel giorno ero molto arrabbiato, non l’ho fatto per cattiveria né con odio, ero esasperato dalla situazione». Gli intervistatori gli hanno chiesto se pensasse di aver offeso il carabiniere, il quale rimase impassibile davanti alla provocazione e per questo si è guadagnato un encomio solenne dell’Arma. «Sicuramente ho sbagliato a prendermela anche con la sua famiglia - ha risposto l’anarchico - quella frase sulla ragazza non la ripeterei. Sono disposto a chiedergli scusa e a fare molto di più. Gli darei il mio lavoro e la mia casa, a patto che lui faccia obiezione di coscienza e si spogli di quella divisa». Un inno alla non violenza: «Se riusciremo a vincere questa battaglia, questo succederà mai tirando le pietre...», ha aggiunto Bruno.
Non violenza, pacifismo, dialogo? Non ne è convinta la Procura di Torino, che a fine gennaio ha arrestato 26 attivisti e ad altri 15 ha imposto un obbligo di dimora (uno degli arrestati ha iniziato ieri uno sciopero della fame). Ieri dunque sono scattate altre venti denunce di manifestanti per aver assalito, lunedì scorso, le recinzioni del cantiere di Chiomonte, in Val Susa. Pochi giorni fa il premier Mario Monti aveva garantito che non sarebbero state tollerate illegalità, ed ecco la prima risposta delle forze dell’ordine e della magistratura.
Lunedì scorso è cominciata la mobilitazione permanente dei comitati contrari all’alta velocità. È stato il giorno in cui Luca Abbà ha scalato il traliccio rimanendo folgorato. Giornata campale contro l’allargamento del cantiere ai piedi del viadotto autostradale. Le violente proteste erano poi sfociate nell’occupazione della A32 finita solo cui ha messo fine, mercoledì sera, un deciso intervento di polizia e carabinieri. L’arteria è stata bloccata anche ieri, per quasi un’ora. I venti sono stati denunciati in stato di libertà per violazione di sigilli e violazione dell’ordinanza del Cipe che tutela il cantiere come area di interesse strategico nazionale. Avevano occupato la baita Clarea, costruzione abusiva eretta su terreno acquistato da un No Tav, ora inglobata nell’area provvisoriamente acquisita per lo scavo esplorativo preliminare.
Fortunatamente migliorano le condizioni di Luca Abbà, l’anarchico precipitato una settimana fa dal traliccio sul quale domenica si è arrampicato un altro attivista, Turi Vaccaro, sceso ieri a metà mattina. Abbà, che è ricoverato al Cto di Torino, si è svegliato dopo essere stato sotto sedativi e respira da solo. Secondo i medici capisce e reagisce agli stimoli esterni. Oggi dovrebbe essere sciolta la prognosi e il trentasettenne potrebbe abbandonare la rianimazione per essere trasferito nel centro ustionati. Nei giorni scorsi era stato sottoposto a un primo intervento di chirurgia plastica.
Oggi il governatore del Piemonte, Roberto Cota, riceverà i sindaci favorevoli all’alta velocità per valutare l’opportunità di una marcia «sì Tav», idea lanciata qualche giorno fa.

D’accordo si è già detta Barbara Bonino, assessore regionale ai Trasporti e leghista come Cota. Ha invece frenato il sindaco di Torino, Piero Fassino, per il quale il problema non è un’altra marcia ma «sviluppare una grande capacità di informazione».

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