Oggi si vive più a lungo, in media oltre gli ottanta, chi meglio chi peggio. Quarant'anni fa, chi aveva raggiunto in buona salute i settanta, festeggiava a champagne. Ma i farmaci fanno davvero miracoli e grazie al loro viviamo ben 16 secondi in più ogni minuto che passiamo su questa terra. O, se preferite, sei ore al giorno in più, tre mesi ogni anno in più. Un bel traguardo raggiunto negli ultimi decenni grazie alle innovazioni della ricerca scientifica e farmaceutica. Già, proprio i farmaci, spesso avversati e denigrati, non solo salvano la vita, ma la migliorano e la fanno allungare. Però sappiamo che il loro abuso può essere letale, le cattive prescrizioni sono pericolose e lo stile di vita è il miglior metodo di prevenzione che ogni buon medico possa raccomandare. Insomma, ci sono tanti pro e contro nella farmaceutica, settore delicatissimo che richiede competenza, determinazione ma anche dedizione.
Il destino dell'umanità, infatti, sarebbe stato ben diverso se non ci fossero pillole per ogni patologia. E la mortalità si è ridotta drasticamente solo dopo l'introduzione su larga scala di antibiotici e vaccini anti-polio, del vaccino contro il morbillo e la scoperta dei trombolitici che salvano da morte certa molti infartuati. C'è ancora molto da fare, ovvio. Servono antibiotici più efficaci per batteri nuovi e sempre più insidiosi. E poi si muore ancora troppo di tumore, di leucemia e di Aids. Ma i progressi oncologici sono palpabili e il carcinoma alla prostata o alla mammella sono incubi da cui si può uscire definitivamente. È per questo che Farmindustria, durante l'assemblea pubblica di ieri, ha rivendicato un ruolo di leader in fatto di prevenzione, innovazione e ricerca, tutti ingredienti che hanno portato l'uomo sulla soglia degli ottantadue anni, l'età media di permanenza su questo pianeta. «Farmaci e vaccini, afferma il presidente Massimo Scaccabarozzi, rivestono un'importanza così grande per la vita delle persone, da far trascurare talvolta il ruolo per la crescita economica delle imprese che li rendono disponibili grazie a investimenti ingenti e ad alto rischio.
E questo accade anche in Italia, che è seconda in Europa solo alla Germania per numero di imprese e per valore della produzione farmaceutica». I numeri lo testimoniano: 174 fabbriche, 63.500 addetti, 26 mld di produzione (67% dovuti all'export), 2,4 mld di investimenti, +44% la crescita dell'export durante la crisi (2007-2012. Senza la produzione delle imprese del farmaco «la produttività totale in Italia diminuirebbe del 3%». Però la crisi non perdona e in sei anni sono stati persi 11.500 posti di lavoro, gli investimenti nel 2012 si sono ridotti del 2,5% e l'anno prossimo la tendenza è negativa. Cosa si può fare per risparmiare? Usando correttamente farmaci e vaccinando tutti i cittadini tra i 50 e i 64 anni contro l'influenza: si spenderebbero 76 milioni di euro ma si risparmierebbero 746 milioni, con un rapporto costo/beneficio di 1 a 10. Anche la prevenzione produce un risparmio per il sistema: 1 euro speso per la vaccinazione, afferma Farmindustria, può equivalere a 24 euro per curare chi si ammala.
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