I risultati e le tendenze le novità

Queste elezioni danno qualche lezione. Il Washington Post ne ha indicate cinque, indirizzate soprattutto ai repubblicani (per riconquistare la Casa Bianca). Ma più in generale il voto dell'America nel 2012 ha mostrato tendenze nuove. Eccole.
Se la crisi non basta. Romney ha puntato tutto sulla crisi, come simbolo del fallimento di Obama. Ma la strategia si è ritorta contro di lui: perché sei americani su dieci hanno detto di considerarlo il problema numero uno, eppure hanno scelto Obama. Per empatia: è stato percepito come colui che può capire meglio i guai della gente. L'elettorato a basso reddito è passato in quattro anni dal 38 al 41 per cento, e il 60 per cento ha votato democratico.
Gli ispanici. Il voto latino, che è il dieci per cento del totale, è andato a Obama: 69 per cento, contro il 29 di Romney. Hanno pesato le dichiarazioni sull'immigrazione da parte del repubblicano e le recenti politiche «tolleranti» del presidente. Anche la minoranza asiatica ha scelto Obama, così come il 93 per cento degli afroamericani (il 13 per cento dei votanti, come nel 2008).
I giovani e le donne. L'elettorato femminile è cresciuto (dal 53 al 54 per cento) e al 55 per cento ha riconfermato il presidente. Non è una sorpresa, ma lo è il ruolo chiave svolto anche stavolta dai giovani: nel 2008 fu considerato un exploit, ora è già un trend. Gli elettori fra i 18 e i 29 anni erano il 18 per cento nel 2008, martedì sono stati il 19 per cento. Su questo fronte, Obama ha sconfitto Romney di 24 punti.
Swing state. Fra gli stati in bilico su cui ci si può giocare la sfida, dicono queste elezioni, c'è il North Carolina: Obama vinse di pochissimo nel 2008, ieri Romney l'ha conquistato per centomila voti (il presidente ha peggiorato solo dell'1,3 per cento rispetto a quattro anni fa). Insomma i repubblicani non possono più dare lo stato per certo. Ma da tenere d'occhio ci sono anche Arizona e Texas, stati storicamente repubblicani dove però il voto latino avrà un peso sempre maggiore nei prossimi anni.
Twitter e porta a porta. Le elezioni più social della storia: il 22 per cento ha dichiarato la sua preferenza su twitter e nell'Election day sono stati spediti 32 milioni di tweet, di cui 23 milioni nella notte. Ma la campagna è stata tutt'altro che virtuale: gli staff dei candidati si sono impegnati in un porta a porta massiccio, soprattutto nei battleground state come Florida e Ohio.
L'incubo Florida. La Florida sarà l'ultimo stato assegnato, ci sono state code infinite, ritardi nella chiusura e negli spogli, errori e ricorsi. Come al solito. Ma a differenza del solito, la Casa Bianca è già stata riassegnata a Obama, e della Florida ci si è potuti perfino dimenticare: non ha deciso alcunché.
I superPac. I superPac sono stati il fenomeno pecuniario delle elezioni 2012: i comitati politici indipendenti hanno raccolto circa un quarto dei fondi di Romney (quasi 375 milioni di dollari totali) e il 7,6 per cento di quelli di Obama (che in tutto ha raccolto 467 milioni). Soldi spesi soprattutto per gli spot e per l'assalto-maratona degli ultimi giorni di campagna. I calcoli dicono che sia stata la corsa più costosa della storia: sono stati spesi 6 miliardi di dollari.
Fattore C/1: il cinismo. È stata una campagna cinica (Obama ha dipinto l'avversario come colui che della crisi non capiva nulla, perché è ricco; e anzi è l'emblema delle radici della crisi) e cinica è la vittoria di Obama: il presidente non ha sfondato col voto popolare, ma ha eliminato Romney con la calcolatrice, cioè con la somma dei grandi elettori.
Fattore C/2: Clinton. L'ex presidente ha messo in campo tutta la sua popolarità (straordinaria) per aiutare il presidente, mentre Hillary l'ha difeso dagli attacchi sull'attentato di Bengasi. Di solito i Clinton non si spendono per cause perse.
Fattore C/3: Christie.

Il governatore del New Jersey, il repubblicano duro che ha abbracciato Obama sulle rovine dell'uragano Sandy è nel mirino del Gop: lo accusano di avere favorito la sconfitta di Romney. Lo accusano di puntare lui alla Casa Bianca, per il 2016. Si vedrà.

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