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L'addio di Napolitano Lascia da furbetto

Re Giorgio non concede il bis: "Non mi ricandido". Ma la notizia è di gennaio. Così il Colle vuol aiutare Pd e Cgil

L'addio di Napolitano Lascia da furbetto

Napolitano si fa da parte. Non si ri­candida per un secondo setten­nato e vedrebbe bene una don­na al suo posto. La notizia è sta­ta fatta trapelare in modo inusuale e tempo­ralmente sospetto: una chiacchierata con studenti in visita al Quirinale registrata dal­la Rai i primi di gennaio e chissà perché man­data in onda solo ieri, direi proprio ieri, al­l’indomani del Consiglio dei ministri che ha varato il discusso disegno di legge sulla ri­forma del lavoro.

Che segnale ha voluto lanciare il Quirina­le, e a chi? Perché è fuori dubbio che sulla ri­for­ma del lavoro non ce la stanno raccontan­do giusta, o quantomeno tutta. Il sospetto è che tre ex comunisti, Napolitano, Bersani e Camusso, stiano facendo il gioco delle tre ta­volette per rimbambire opinione pubblica e avversari politici. L’urgenza di mettere mano a quel settore appare e scompare in un gioco delle parti ben coordinato e alla fi­ne lo spettatore non sa più dove sia. C’è ma non c’è, carta vince carta perde e intanto il tempo passa. Obiettivo: salvare la sinistra da sicura implosione e possibile estinzione, almeno negli assetti (e nelle persone) che oggi la rappresentano. Perché è ovvio che se Monti avesse fatto quello che aveva in testa (varare la riforma per decreto, cioè renderla immediatamente esecutiva) dalle parti di Bersani ci sarebbe stato un terremoto.

A fermare Monti, e a imporre un lento e farraginoso disegno di legge con la clausola del «salvo intese», è stato il Quirinale che non solo vuole una sinistra unita, ma la sta pure preservando da contraccolpi elettora­li ( sia alle imminenti amministrative che, in prospettiva, alle politiche) inevitabili in ca­so di riforma dell’articolo 18. Attenzioni che certo il Colle non ha avuto col centrode­­stra quando si è trattato di dare il via libera a un decreto urgente per aumentare le tasse. Qualcuno è andato a piangere sul Colle ed è stato accontentato. La sensazione è che ci sia ancora una volta un arbitro imparziale che ora dice: ragazzi, tranquilli che tanto io tra poco me ne vado.

E forse si vuole sottrar­re al sospetto, in un momento così delicato, di barattare una sua ricandidatura con favo­ri a destra o a manca. Vedremo, basta che la donna che Napolitano ha in mente per il suo posto non sia la Camusso.

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