VicenzaUltimi giorni dell'anno, Valerio Alberti, 59 anni, è sul treno Roma-Padova che lo sta riportando a casa dopo essere stato eletto all'unanimità presidente della Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere). Ancora non sa che, di lì a poco, riceverà il benservito dal proprio datore di lavoro, che nel caso specifico si chiama politica.
Il colmo è che il licenziamento arriva dopo quattro anni passati a sistemare una contabilità che faceva acqua da tutte le parti. È da questi numeri che si era costruito una fama di manager pubblico capace di chiudere i buchi e di far funzionare comunque la macchina ospedaliera. «Sono arrivato nel 2008 quando il passivo dell'Ulss bassanese era in rosso di 10 milioni e mezzo - conferma - e, come se non bastasse, il giorno dopo abbiamo dovuto fare i conti con un taglio di finanziamenti di oltre 7 milioni».
Ecco, questa sembrerebbe una musica già sentita. Il pubblico che piange il morto, i costi che aumentano, i trasferimenti che diminuiscono. E intanto il debito che si incammina verso livelli siderali. «Ma nel mio caso - afferma con una punta di orgoglio - la musica cambia un po'. Sì, perché alla fine dell'esercizio 2011 abbiamo chiuso il bilancio in attivo e anche quest'anno seguiremo lo stesso trend».
Dunque, ricapitolando: partenza con un handicap di 17-18 milioni e chiusura col botto di un bilancio risanato. O Alberti è un mago o nel frattempo a Bassano hanno inventato la ricetta per non ammalarsi mai. «Niente di tutto questo - commenta l'interessato -. Pragmatismo, controllo di gestione, budgeting: con un po' di buona volontà e con la disponibilità di chi lavora per curare la gente, si possono ottenere risultati incredibili».
Sembra una favola da raccontare ai bambini, ma Alberti sembra crederci. «Ho fatto un patto con i primari - svela - e tutti hanno deciso di remare dalla stessa parte. Ho chiesto loro di diventare dei responsabili di centro di costo, fissando insieme degli obiettivi. La condivisione del progetto e il clima positivo instaurato in ospedale hanno permesso, anno dopo anno, di eliminare sprechi e doppioni».
Detta così, sembra l'opera di risanamento di un'azienda decotta. La particolarità è che il servizio che vende questa azienda è la salute e che l'utile di gestione non dovrebbe rientrare tra i principali obiettivi del manager pubblico che la guida.
L'Ulss non ha fini di lucro, insomma, e si giudica più dal grado di soddisfazione di chi esce dalla sala operatoria che dal risultato di bilancio. «Se però continuiamo a produrre perdite - osserva Alberti - quel servizio rischiamo di non poterlo più offrire. È per questo, per dirne una, che tutti i fornitori dell'Ulss di Bassano vengono pagati a 90 giorni. E che abbiamo ottenuto grande successo dal servizio Rientriamo garantito alla donne che hanno partorito e che vengono seguite anche nei mesi succesivi».
Il problema è che, proprio alla fine dell'anno, Alberti ha ricevuto il benservito dalla politica.
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