Venti miliardi di euro. A tanto ammonta il boost che Matteo Renzi vuol immettere nell'economia italiana. E che dovrebbe essere tradotto in chiave operativa già mercoledì, al consiglio dei ministri chiamato a varare le misure per la crescita.
Al ministero dell'Economia - su stimolo di Palazzo Chigi - avrebbero già individuato le coperture finanziarie. Mentre sarebbe affidata alla Cassa depositi e prestiti la mission per rimborsare una trentina di miliardi di debiti della pubblica amministrazione.
Dieci miliardi deriverebbero dall'eliminazione pressoché totale delle agevolazioni fiscali riconosciute alle imprese: si tratterebbe dell'applicazione letterale dello schema predisposto da Francesco Giavazzi, quand'era consulente del governo Monti.
Altri cinque miliardi sarebbero attesi da una profonda revisione della spesa operata da Carlo Cottarelli, commissario alla spending review. Inizialmente l'attività di Cottarelli non avrebbe dovuto garantire risparmi nel 2014; ma solo nel 2015 e negli anni successivi. Poi, Enrico Letta aveva stimato che l'attività di revisione della spesa avrebbe potuto iniziare a produrre effetti per 3 miliardi già quest'anno. Oggi quei 3 miliardi sono diventati 5.
Gli ultimi cinque miliardi (dei 20 complessivi) sarebbero attesi dal gettito fiscale prodotto dal rientro dei capitali dall'estero. Una voce del bilancio che il precedente governo aveva stimato in un euro.
Con questi venti miliardi, Renzi conta di dare risposte immediate in due direzioni: ridurre la fiscalità generale, ed in modo particolare, alleggerire il cuneo fiscale che pesa su imprese e famiglie; introdurre una forma (ancora da definire) di assegno universale, in sostituzione degli attuali strumenti di ammortizzatori sociali. E subito Susanna Camusso alza la voce: il governo - dice il segretario della Cgil - «sottovaluta molto il rapporto con le parti sociali». La Confindustria, però, avrebbe già dato semaforo verde al taglio delle agevolazioni fiscali.
Anche perché, per le imprese si ragiona su una rilevante riduzione dell'Irap (almeno il 30%). Mentre per le famiglie l'intervento dovrebbe concentrarsi sull'Irpef, attraverso meccanismi di detrazione fiscale.
La definizione delle misure è in corso al ministero dell'Economia. E assicurano che saranno pronte per martedì sera, così da permettere a Renzi di illustrarle mercoledì al termine del consiglio dei ministri. L'unico ostacolo ancora da superare sarebbe la «bollinatura» da parte della Ragioneria generale dello Stato. E c'è chi intravede nelle polemiche a distanza sulle condizioni della finanza pubblica tra il presidente del Consiglio e l'ex ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, proprio un tentativo per piegare le ultime resistenze della Ragioneria a dare il via libera al pacchetto d'interventi.
Il ragionamento che viene attribuito al premier sarebbe il seguente: se la Ragioneria ha «bollinato» gli interventi del precedente governo non può non autorizzare anche i provvedimenti con i venti miliardi per la crescita.
Che, tra l'altro, si inseriscono proprio nelle indicazioni europee.
Da tempo, Bruxelles chiede misure a sostegno dello sviluppo in cambio di riforme strutturali. Ed è disposta ad allentare l'attenzione sul tetto del 3%, e a ragionare su uno slittamento in avanti del pareggio di bilancio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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