Cronache

Nel Paese dei navigatori metà dei bimbi non nuota

Il presidente dei pediatri: "Invertire la tendenza eviterebbe molte disgrazie". Il campione Luca Dotto: "Sport da insegnare a scuola"

Nel Paese dei navigatori metà dei bimbi non nuota

Siamo un popolo di santi, poeti e navigatori… che si muovono in acqua con il salvagente. L'amara diagnosi per grandi e piccini. Già, perché mentre solo tre adulti su dieci sanno nuotare, tra gli under 14 la situazione non migliora. Un bambino italiano su due ha paura dell'acqua alta, spesso perché non sa nuotare o riesce appena a mantenersi a galla: il 43% degli under 14, infatti, non ha mai imparato a nuotare davvero bene e potrebbe trovarsi in difficoltà nell'acqua del mare, di un lago o anche in una piccola piscina. È la Società italiana medici pediatri a lanciare l'allarme durante i Capri Campus pediatrici 2014. La situazione «è inaccettabile - afferma il presidente del Simpe, Giuseppe Mele – visto che viviamo in un paese con 7500 chilometri di coste - Invece, solo poco più della metà dei bimbi sa nuotare abbastanza bene da potersela cavare in un'eventuale situazione di pericolo». E in effetti, ogni anno siamo costretti a raccontare fatti di cronaca in cui bambini sono affogati in piscina o al mare. Si contano in media trenta casi di giovani vite spezzate che si potrebbero ovviare. Ma come? Uno dei nostri campioni di nuoto che tutto il mondo ci invidia, ha una sua precisa ricetta.

«Il nuoto non è solo uno sport ma una disciplina sportiva legata alla sicurezza che andrebbe insegnata obbligatoriamente nelle scuole a cominciare dalle elementari – spiega Luca Dotto –. Il nostro paese è quasi un'isola e i bambini devono essere pronti a saper nuotare in ogni circostanza. Io sono diventato un atleta grazie a mia madre. Lei non sapeva nuotare, così si è iscritta ad un corso e ha capito l'importanza di stare a galla. Così ha trascinato anche me». Luca ammette che il nuoto a volte non è un passatempo invitante. «A volte mi facevo venire mal di testa, o mal di pancia per non andare in piscina, poi la passione è venuta dopo, con le prime gare». Ma anche chi non è un campione nel dna il nuoto deve sopportarlo. «Capisco che i bambini preferiscono giochi di squadra come il calcio, il basket, la pallavolo. Il nuoto non diverte tanto quando si è piccoli, diventa quasi un obbligo andare in piscina». Dunque un suggerimento ai genitori: «Lo consiglio come secondo sport. E suggerisco mamma e papà di portare almeno una volta la settimana i propri bambini a nuotare. Così quando saranno al mare loro potranno divertirsi e i genitori potranno stare più tranquilli. Saper nuotare è una cosa che salva la vita».

Lo sanno bene anche alla Simpe che quest'anno ha avviato un percorso di formazione per i pediatri: 200 medici di tutta Italia apprenderanno le corrette tecniche di salvataggio diventandone «ambasciatori» nelle loro regioni, per diffonderle a colleghi e genitori dei loro pazienti. Alcuni pediatri, inoltre, terranno lezioni di sicurezza in acqua sulle spiagge di 20 località balneari italiane. Il primo messaggio fondamentale per tutti i genitori, perciò, è che i bambini devono imparare a nuotare prima possibile. Per una problema di sicurezza. E per sensibilizzare sull'argomento i cittadini a luglio verrà istituita la Settimana nazionale dell'acquaticità con la collaborazione del ministero della Salute. L'annegamento, tuttavia, può colpire chi non sa nuotare, ma può essere anche la conseguenza di un incidente o un malore: in questi casi è necessario che i soccorritori sappiano che cosa fare per intervenire al più presto nel migliore dei modi. La conoscenza delle tecniche di salvataggio in caso di annegamento è scarsa fra i genitori e non solo, le regole base dovrebbero invece essere note a tutti. Bisogna posizionare la vittima in orizzontale, iniziando subito 2-5 ventilazioni artificiali per dare ossigeno, e fare poi un massaggio cardiaco con compressioni al centro del torace. Questo è il minimo indispensabile per tentare di salvare una vita. L'annegamento, infatti, è secondo l'Oms tra le prime cause di mortalità accidentale.

Ogni anno nel mondo oltre 3 milioni di bambini e adolescenti sono vittime di infortuni in acqua o rischiano l'annegamento, spesso in semplici piscine.

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