L'India conferma la sua reputazione di farmacia dei poverì e mette a segno un altro successo nella sua battaglia a favore della produzione di farmaci salvavita a basso costo a discapito delle potenti multinazionali straniere. La Corte Suprema di New Delhi ha respinto un ricorso presentato dal colosso svizzero Novartis relativo al brevetto di un medicinale anti cancro attualmente copiato dalle aziende farmaceutiche indiane e venduto a un prezzo di gran lunga inferiore a quello dell'originale. Secondo i giudici, il farmaco Glivec non è una «invenzione», ma una riformulazione di un preparato contenente la stessa molecola. Si tratterebbe insomma di quello che gli addetti ai lavori chiamano «evergreening», una pratica usata da big pharma per rinverdire un vecchio prodotto e rimetterlo sul mercato con un nuovo brevetto. L'atteso verdetto del massimo organo giudiziario permetterà ai gruppi farmaceutici indiani come Cipla e Rambaxy di continuare a produrre la versione generica del medicinale usato per trattare una rara forma di leucemia.
Reagendo negativamente alla decisione, Novartis India ha detto che «scoraggia la ricerca di farmaci innovativi, essenziale per l'avanzamento della scienza medica al servizio dei pazienti». Parlando ai giornalisti da Mumbai, Ranjit Shahani, vice presidente e managing director, ha ricordato inoltre che la sentenza rischia di «ostacolare i progressi medici nelle patologie per le quali non sono ancora disponibili opzioni terapeutiche efficaci». La Novartis ricorda inoltre che la sua terapia è gratuita per il 95% dei pazienti indiani nell'ambito di iniziative benefiche. Per le associazioni indiane, che da anni si battono per l'accesso ai farmaci salvavita, il verdetto è invece «una grande vittoria». Un mese di trattamento con il Glivec costa circa 2.600 dollari, mentre la copia indiana è venduta a 175 dollari.
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