Si chiama Metodo Stamina ma le cellule staminali non ci sono. Al contrario, nella sospensione messa a punto dalla Fondazione Stamina di Davide Vannoni, potrebbero esserci virus micidiali come l'Hiv o addirittura una contaminazione da Bse, il prione causa dell'Encefalopatia spongiforme noto come il morbo della mucca pazza. Ma non basta. Alcuni pazienti trattati in passato con le infusioni di Davide Vannoni lo hanno denunciato alla Procura di Torino. Un adulto trattato a San Marino avrebbe avuto gravi crisi convulsive dopo le infusioni di Stamina mentre una famiglia sostiene di aver versato 40.000 euro a Vannoni per ottenere la cura per la figlia paralizzata senza che poi abbia avuto benefici.
Giorno dopo giorno la vicenda Stamina si arricchisce di colpi di scena che in realtà poi non sono che la conferma di quanto gli scienziati e le istituzioni sanitarie ripetono da quasi due anni: il Metodo Stamina semplicemente non esiste come terapia e potrebbe essere rischioso per la salute pubblica. Nel maggio del 2012 l'Aifa, a seguito del risultato di una serie di ispezioni dei Nas, aveva deciso di chiudere i laboratori dove venivano preparate le infusioni Stamina presso gli Ospedali di Brescia perché a rischio di contaminazione ambientale e perché le analisi dimostravano che non c'era traccia di staminali nel preparato. Eppure, a dispetto dell'ordinanza e dei rischi denunciati, un nutrito gruppo di giudici ha accolto i ricorsi dei malati e a colpi di sentenze si è arrivati al paradosso di una terapia considerata pericolosa ma somministrata come «compassionevole» in un ospedale pubblico.
Ora a conferma di questi rischi ci sono sia i verbali dell'inchiesta in mano al procuratore Raffaele Guariniello (fatti trapelare dal quotidiano La Stampa), che ha chiesto il rinvio a giudizio di Vannoni per associazione a delinquere e truffa, sia i particolari del parere del Comitato Scientifico nominato dal ministero della Salute. Una valutazione negativa sulla quale però sono nuovamente intervenuti i giudici, questa volta del Tar del Lazio, accogliendo il ricorso di Vannoni contro quel Comitato di esperti giudicato «parziale» e ostile al Metodo. Preso atto della sentenza del Tar, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha deciso di non ricorrere a sua volta ma di nominare un nuovo Comitato con scienziati stranieri che non si fossero già espressi contro Stamina come richiesto da Vannoni e dal Tar.
Ma la relazione del Comitato «bocciato» dal Tar getta una luce inquietante sul Metodo Stamina. Prima di tutto si sottolinea che «manca nel processo di produzione un passaggio di differenziamento neurale». In sostanza non ci sono staminali in grado di trasformarsi in cellule neuronali. Segnalata la presenza di rischi «quali l'encefalomielite». Nel documento è scritto che «per ridurre i rischi di natura infettiva legati all'uso di reagenti di origine animale è richiesto che il siero fetale bovino provenga da animali allevati e sacrificati in paesi privi di Bse mediante certificazione rilasciata dall'European Department for Quality of Medicines e il lotto in uso non contenga contaminazioni batteriche, da micoplasma di natura virale. Nessuna di queste informazioni è presente nei documenti pervenuti». In un riunione all'Istituto Superiore di Sanità nell'agosto del 2012 cui presero parte Nas, esponenti del Centro Nazionale Trapianti e dell'Aifa emersero altri particolari preoccupanti: «Il rischio di gravi reazioni immunitarie» e una procedura definita «inaudita».
Perché questi particolari non sono stati annunciati e ribaditi pubblicamente? Perché i giudici si sono sostituiti ai medici? Come è possibile che l'Aifa, organismo del ministero, sia stata sbugiardata dall'allora ministro della Salute, Renato Balduzzi, che ha autorizzato con un decreto approvato dal Parlamento una «cura» che l'Aifa aveva vietato? Per quanto riguarda la valutazione negativa del Comitato sulla sperimentazione il ministro Lorenzin ribadisce di essere vincolata alla segretezza da Vannoni.
Vannoni difende il suo metodo e parla di «ridicola bufala»: le ispezioni si sarebbero svolte in modo «non corretto». Poi fa sapere di aver dato l'esclusiva della sua cura a una società svizzera.
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