Ma non fateci la morale sulla privacy

Finirà qui? Sono fatti miei, ha detto in sostanza il presidente della Repubblica francese François Hollande, non querelerò chi li mette in piazza, anche se lo considero scandaloso, chi divide il mio letto all'Eliseo può essere definita una presenza fisica, ma non «un ruolo istituzionale», nei miei spostamenti ufficiali sono iper-protetto, in quelli privati egualmente protetto, ma «in maniera meno soffocante»... Essendo un «fautore della trasparenza», prima del mio prossimo viaggio politico (la visita negli Stati Uniti), se è il caso, ne saprete di più...
Chi si attendeva lo scandalo, insomma, è al momento rimasto deluso. La muta internazionale, più che nazionale, di giornalisti infoiati che avrebbe dovuto ridurre a brandelli l'immagine presidenziale si è rivelata una cucciolata: qualche domandina, niente più, a cui Hollande ha risposto con quel cipiglio tipico che rende (...)

(...) la Francia antipatica (o simpatica, dipende dai gusti) e ricorda quel sonetto del Belli reso celebre dal cinematografico Il marchese del Grillo: «Io so' io, e voi non siete un cazzo».
Restano i problemi. Una nazione in crisi, un esecutivo traballante, una strategia economica sconfitta e costretta a virare di 180 gradi, una popolarità che è ai minimi storici. Resta il fantasma di una ex, oramai, «première dame», che è sì finita in ospedale, ma che tuttora risulta domiciliata all'Eliseo («si riposa e non ho altri commenti» è stata la risposta presidenziale), di un'amante in carica che riceveva nella casa di un pregiudicato corso, di un ministro degli Interni che se non sapeva è meglio che cambi mestiere, se sapeva, idem come sopra.
Noi commentatori italiani restiamo perplessi. Eravamo abituati alle ironie francesi sul «bunga bunga» et similia, e se obiettavamo che erano fatti privati, in case private, ci veniva rovesciato addosso il combinato disposto del privato che è pubblico, del ruolo e della dignità istituzionale, della sicurezza, con relativo corollario di possibili ricatti, di un premier politico... Per non parlare, ma questa era farina nostra di cui gli altri, francesi in primis, allegramente si infarinavano, di tutto il resto: intercettazioni, memoriali, interrogatori resi pubblici, rivelazioni, domande a mezzo stampa... Saremo anche provinciali, ma che, appena oltrepassata la frontiera di Mentone, tutto questo non valga più, ed anzi per certi versi siano encomiabile un Paese e un esecutivo che difendono la privacy come se fosse la Linea Maginot, suona un po' surreale.
Ora, proviamo a immaginare se si rendessero pubblici i messaggini o le telefonate di François a Julie, di lui o di lei a qualche amico/amica, le sfuriate della «consorte», di nome anche se non di fatto, sedotta e abbandonata, i commenti delle intendenze varie e, insomma, tutto ciò che ruota intorno alle «corna» dell'uomo più potente di Francia... Ecco, provate a farvene un'idea e poi ne riparliamo. Certo, in Francia è una prassi, fa parte del costume nazionale.
La figlia segreta di Mitterrand divenne pubblica solo per decisione paterna, poteva accadere che Giscard d'Estaing o Chirac si rendessero irreperibili per una scappatella sessuale e nessuno dicesse niente. È la douce France, la joie de vivre, come no, lo abbiamo appreso studiando francese alle scuole medie.
Noi restiamo quelli della Dolce vita e del Sorpasso, amorali, scandalosi, impuniti e mascalzoni. Va bene così, sopravvivremo anche a questo.

Ma, per favore, non venite a farci lezioni di morale. Siamo una nazione che ha dato i natali al Principe del Machiavelli e al Cortegiano del Castiglione. Sappiamo come va il mondo. Per certi versi lo sappiamo anche troppo.

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