Ora è la mamma a difendere Corona: "Mio figlio è una vittima"

La donna scrive al presidente della Repubblica: "Fabrizio capro espiatorio per placare la rabbia degli italiani"

Ora è la mamma a difendere Corona: "Mio figlio è una vittima"

Come in un crepuscolo che ombreggia i passi della vita e oscura successi, smargiassate, e miserie varie, ecco cosa resta: una mamma. L'unica vera donna della vita. Quella che non molla mai. A costo di cadere nel patetico. Lui ce l'ha ancora ed è una fortuna. Di nuovo, una donna a difenderlo, a proteggerlo, come nessun'altra di quelle che lo hanno «amato» ha avuto il coraggio di fare.

Non usa le dure parole vendicative di Nina Moric, l'ex moglie, dal volto mutevole come i bisturi dei chirurghi; non mostra il freddo distacco della farfalla Belen, svolazzante tra amori di copertina e carriera irrinunciabile, non stacca il telefono come altre starlette gratificate e ben presto smemorate.
Diceva Frabrizio Corona, mentre in Portogallo gli stringevano le manette ai polsi, paparazzo più paparazzato d'italia: «Non sono fuggito, ho solo paura della carceri italiane. Potrei morire». Gabriella Corona è una signora bionda di bell'aspetto. Potrebbe persino somigliare a un amore maturo, se non fosse che lei è madre di quel bullo borghese che ha messo a soqquadro regole, leggi e schemi.

Ha usato una tv, Canale 5, per rivolgere il suo appello. Direttamente al presidente della Repubblica, anche se ancora per poco: «Chiedo al presidente Napolitano e a tutte le forze politiche che aiutino mio figlio a venir fuori da questa situazione ignobile». «Figli piezz-e' core», direbbero a Napoli. «Chiedo al presidente, che stimo tantissimo, e a tutte le forze politiche, che aiutino mio figlio - ha detto la donna -. Chiedo che mio figlio paghi solo per quello che ha commesso, non per ciò che non ha fatto». Grillo, nella sua cruenta campagna elettorale sfotte. «È possibile che con tutti i cervelli che vanno via dall'Italia, l'unico cervello che facciamo rientrare sia quello di Corona?».
Persino lui, il bel ricattatore dal flash malandrino, divide l'Italia. Quando l'altro ieri è atterrato a Malpensa scortato dalla polizia milanese che aveva beffato per quattro giorni, lo show è proseguito. Volto scavato, le occhiaie, forse anche la paura. A fare i conti sarebbero 7 anni, 10 mesi e 17 giorni da passare in galera. «Volevo sollevare un caso per far vedere com'è la giustizia», dice uscendo dall'aeroporto. «Non sarei mai scappato perché ho una famiglia e un figlio. Cercavo un Paese dove far valere i miei diritti. Ma sono vivo e ancora combattivo».

Sua madre, intanto prova a scalare le montagne per lui. «Sembra che serva come capro espiatorio per placare la rabbia degli italiani nei confronti delle ingiustizie che accadono in questo Paese. C'è un accanimento nei confronti del personaggio che Fabrizio ha voluto creare. Ma, mi sento di dire che Fabrizio non è un criminale e non lo sarà mai». «È una sentenza ingiusta e paradossale - prosegue Gabriella, dettata probabilmente da un giudizio di tipo morale che i magistrati hanno voluto dare a mio figlio. Fabrizio purtroppo è vittima di un sistema che non funziona».

Rispondendo alla domanda sulla fuga in Portogallo, la madre del fotografo gonfia il petto: «Fabrizio è un uomo d'onore siciliano e non sarebbe mai scappato, sottraendosi alle sue responsabilità, come non avrebbe mai pianto, perché un uomo d'onore siciliano non piange mai».

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