Politica

Il Papa sloggia i «cristiani da salotto»

«Ci sono anche i cristiani da salotto, no? Educati, tutto bene, ma non sanno fare figli alla Chiesa con l'annuncio e con il fervore apostolico». La «bacchettata» di Papa Francesco questa volta è toccata al popolo dei fedeli, quelli «da salotto» appunto, cattolici solo per moda, che per questo Pontefice avrebbero bisogno di una bella strigliata. Parole chiare, dirette, Bergoglio non usa mezzi termini, va dritto al problema. Proprio come quando aveva chiesto, sempre ai cristiani, di non lamentarsi, ma di affrontare il dolore con gioia. Metodi bruschi per un Papa dirà qualcuno, ma efficaci, da buon vecchio gesuita, dirà certamente qualcun altro, per arrivare al nocciolo del problema e affrontarlo subito, senza perdite di tempo.
E nei suoi primi 60 giorni di governo infatti Francesco non ha perso tempo, ha cercato di dare speranza ai più deboli ma ha soprattutto cercato di dare un vero scossone al mondo cattolico e non solo. Nel mirino di Bergoglio sono finite svariate categorie sociali che di giorno in giorno son diventate protagoniste nei discorsi del papa argentino. Le parole del Pontefice hanno toccato proprio tutti: dai vescovi alle suore, dai burocrati del Vaticano ai governanti e ai ricchi e potenti di tutto il pianeta. In una delle sue ultime omelie Francesco si è rivolto a preti e vescovi, ribadendo quei concetti che erano arrivati già nei primissimi giorni successivi all'«Habemus Papam»: no agli arrampicatori, no al carrierismo, no ai conti in banca, perché fanno male alla Chiesa. Oppure parlando alle suore, nei giorni scorsi, il Papa aveva chiesto: «Siate madri, non zitelle», invitando le consacrate a sentirsi più appartenenti alla Chiesa. Un Pontefice dal pugno duro e che non fa sconti quindi, abituato a vivere in mezzo ai poveri di Buenos Aires che non accetta oggi di veder ricchezze e opulenza tra gli ecclesiastici. E non solo: chi sta in alto, i potenti, devono essere al servizio dei più deboli, ha ripetuto più volte Francesco, «il denaro deve servire e non governare», ha ribadito ieri invocando una riforma finanziaria.


Parole da «rivoluzionario» che suonano come il desiderio di un anziano pontefice: quello di voler provare a cambiare qualcosa e ritrovare quel famoso vento di cambiamento che aveva iniziato a soffiare con Giovanni Paolo II e che oggi con Francesco potrebbe trovare ancora più vigore.

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