La pazza agenda estiva della sinistra militante

Pasti scroccati, resort, concorsi, post vacanzieri: così la minoranza ha inseguito questioni futili

La pazza agenda estiva della sinistra militante
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È successo di tutto e si è parlato di niente. Come ogni estate. Ma è indubbio che con il centrodestra di Giorgia Meloni al governo, l’abitudine alla strumentalizzazione da spiaggia ha esplorato nuove vette. A ben vedere è stata questa l’«estate militante» del Pd di Elly Schlein. Una gara alla ricerca del presunto pelo nell’uovo. Dal libro del generale Roberto Vannacci alle vacanze della Meloni. Dalle cene dei renziani al Twiga al post di Marcello De Angelis sulla strage di Bologna. Ogni giorno c’è n’è una. E quindi tocca partire dall’ultima boutade. Parliamo delle ferie di Chiara Colosimo, deputata meloniana, presidente della Commissione parlamentare Antimafia. Colosimo pubblica sui social una foto delle sue vacanze in Grecia insieme al futuro marito. Poi scrive: «Come potrebbero bastare le foto? Per ogni istante vissuto con te. Finalmente una vacanza, finalmente con te. Quasi pronti a ricominciare, pronta al Si!». La parlamentare risponde così a un commento: «Avevo bisogno di qualche giorno senza la scorta». E ancora: «Dal 23 maggio ho la scorta, ragazzi bravissimi che però sono sempre con me.
Avevo bisogno di qualche giorno sola con il mio futuro marito». Apriti cielo. Fioccano le critiche di chi sottolinea la pericolosità di far sapere dove ci si trova e di essere senza protezione. La Repubblica attribuisce questa frase alla deputata: «Sono in Grecia e (finalmente) senza scorta». Colosimo è costretta a precisare: «Non ho mai detto “sono in vacanza in Grecia senza scorta (finalmente!)”, ma ho semplicemente risposto a un commento dicendo che volevo restare qualche giorno da sola con il mio fidanzato. Tutto questo, ma pare non importare a nessuno, a vacanze terminate; quindi, nessuna gaffe e nessun pericolo». Il post incriminato, infatti, è stato pubblicato a ferie finite, quando la presidente dell’Antimafia era già a Roma, con tanto di scorta.
Anche Meloni è stata costretta, pochi giorni fa, a spiegare di avere pagato con i propri soldi il conto dei turisti italiani in Albania che erano scappati dal ristorante senza pagare. Pure in questo caso insinuazioni su inesistenti fondi spesi dall’ambasciata italiana a Tirana. Il relax della premier è stato costantemente sotto l’occhio di un Grande Fratello politico-mediatico. Alone di mistero dipinto sul weekend albanese, tra gossip su imbarcazioni «lussuose» e cene fantasiose a tema top secret con Tony Blair. Non è andata bene alla stampa progressista nemmeno la masseria Beneficio di Ceglie Messapica, scelta da Meloni per staccare la spina qualche giorno. La location pugliese è stata definita, maliziosamente, «luxury» e «blindatissima». Il tutto mentre ancora leggiamo i colpi di coda della vicenda del libro del generale Roberto Vannacci. Frasi controverse e censurabili, stigmatizzate dal ministero della Difesa, che ha avviato un’azione disciplinare e ha rimosso il generale dal suo attuale incarico. Ma non basta: l’opposizione chiede subito la testa di Vannacci e il Pd accusa Fdi di aderire alle tesi del militare. Richieste di dimissioni urlate anche per Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio, reo di avere messo in dubbio la verità processuale sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980. Opinioni, quelle di De Angelis, espresse negli anni pure da esponenti di sinistra. Ma tanto è stato sufficiente per attaccare Meloni e gridare all’«uomo nero» da licenziare in tronco. Tra le priorità dell’opposizione c’è Benedetta Papone, assunta al Comune di Imperia grazie allo scorrimento della graduatoria di un concorso pubblico alla Provincia. Tutto regolare. Solo che la donna è da anni la compagna del figlio di Claudio Scajola, più volte ministro di Silvio Berlusconi e sindaco della città ligure. Ed ecco la «bufera».

Linciati dal campo largo i renziani Luciano Nobili, Maria Elena Boschi e Francesco Bonifazi. La loro colpa? Essere andati a cena al Twiga di Forte dei Marmi della ministra Daniela Santanché, bersaglio delle opposizioni dopo un’inchiesta sulla gestione delle sue aziende. L’estate della polemica militante.

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