Roma - Matteo Renzi lo dice subito: «Sono felice. È partita una vera e propria rivoluzione». E come primo elemento cita il taglio delle auto blu. «Non più di cinque macchine a ministero. I sottosegretari andranno in ufficio a piedi, in autobus, con il motorino. Come vogliono, insomma. Con il decreto restituiremo ai cittadini ciò che la politica ha loro tolto negli anni».
Il presidente del Consiglio sperimenta (con qualche difficoltà tecnica) i tweet per illustrare come troverà la copertura finanziaria agli 80 euro. Il governo conta di recuperare quest'anno 6,9 miliardi da tagli «selettivi» della spesa. Il «grosso» viene dalla riduzione negli acquisti di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione: 2,1 miliardi. Stato, Regioni e altri enti locali ridurranno gli acquisti per 700 milioni a testa. Il resto arriverà da tagli alle agevolazioni fiscali, alle imprese e alla pubblicità istituzionale sui giornali. Per l'amministrazione centrale, le riduzioni più consistenti verranno dalla Difesa (400 milioni). Compresa una revisione del programma F35 (150 milioni).
Le altre amministrazioni avranno 60 giorni di tempo per dire dove e come taglieranno gli acquisti. «Se non lo fanno entro questo tempo, ci penserà il commissario alla spending review a intervenire sui costi», commenta Renzi. Ed in tal modo, il commissario alla revisione della spesa si sostituirà al ruolo del Ragioniere generale dello Stato. «Vogliamo portare i centri di spesa da 42mila a 40/50 in tutto. Mentre pensiamo a una riduzione delle aziende municipalizzate da 8mila a mille».
Le coperture previste per gli 80 euro, però, riguarderanno solo fino a dicembre. Quindi, potrebbero sembrare una tantum. In realtà, il presidente del Consiglio sottolinea che la «strutturalità degli interventi» è data dalla circostanza che verranno ribadite ed estese anche nel 2015 con la legge di Stabilità. Tant'è che parla apertamente, per il prossimo anno, di tagli alla spesa per 14 miliardi di euro.
Renzi aveva annunciato una guerra senza frontiere alla burocrazia. E guerra è. Il decreto introduce un tetto massimo per lo stipendio di un alto dirigente della pubblica amministrazione: 240mila euro all'anno. «Non mi sembran pochi - osserva - si tratta sempre di 20mila euro (lordi) al mese». A partire dal primo presidente di Cassazione (che oggi guadagna 311mila euro). A questa regola si devono attenere tutti i dipendenti pubblici e delle società controllate direttamente o indirettamente dalle amministrazioni dello Stato. Sono escluse le società quotate, quelle che emettono obbligazioni e le prestazioni artistiche.
«Durante le assemblee delle società quotate, inviteremo i presidenti ad adeguare il loro trattamento alla regola. Ho fatto un conto - prosegue il premier -, prima i 4 presidenti di Eni, Enel, Finmeccanica e Terna prendevano, in media 4 milioni a testa. Sarebbe bello se adesso prendessero un milione, anzi meno, in quattro».
Renzi precisa che la riduzione dello stipendio non inciderà sul calcolo pensionistico di chi oggi prende più di 240mila euro. E che non sarà retroattiva. «Scatterà da maggio». Con il rischio che in qualche organizzazione, il capo dipartimento finirà per guadagnare come il vice; se non come il numero tre.
Limitato per legge, infine, lo spazio delle stanze dei dirigenti pubblici: non oltre i 24 metri quadrati. «In questo modo sarà possibile risparmiare sugli affitti dei locali».
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