Come accade nel corso della formazione di una valanga, alcuni tipi di frana possono essere provocati dall'aumento delle temperature. È il caso del grave «smottamento» che si sta verificando in questi giorni in Valle d'Aosta, a Courmayeur, dove sta intervenendo anche la Protezione Civile per cercare di risolvere il problema, prima che la situazione precipiti.
Gli esperti monitorano l'area dal 2009 e già lo scorso anno fecero evacuare gli abitanti di La Palud, il piccolo villaggio posto di fronte alla montagna dove la frana sta «colando». Proprio loro spiegano che il riscaldamento dell'aria determina lo scioglimento del ghiaccio, con relativo aumento dell'attività di acque profonde e superficiali. Le acque, agendo su substrati caratterizzati da pendenza e da chimiche peculiari, determinano un progressivo «disturbo» degli equilibri rocciosi, fino a creare i presupposti per lo spostamento di grosse masse franose, che inevitabilmente seguono la forza di gravità.
La velocità di franamento è direttamente proporzionale al lavorio della massa liquida, ed è ora attestabile intorno ai duecento millimetri l'ora. Non è costante e varia con l'alternanza gelo-disgelo: col freddo la massa si arresta, ma riprende ad avanzare con la crescita della colonnina di mercurio. In gergo tecnico si parla di crioclastismo, ed è direttamente collegato alla genesi di nuove fratture rocciose e da nuovi «piani di taglio». Acqua e ghiaccio occupano volumi diversi e all'interno dei pori rocciosi il fenomeno può essere destabilizzante. È molto comune in montagna dove le escursioni termiche ballano costantemente sopra e sotto lo zero, ma anche nelle aree ricoperte dal permafrost (terreno ghiacciato tipico delle alte latitudini). Anche la frana dello scorso anno avvenuta sul massiccio del Sorapis-Croda Marcora, vicino a Cortina (nella provincia di Belluno) può essere ricondotta a questo evento naturale. Si verificò a oltre tremila metri di quota, con il distaccamento di duemila metri cubi di materiale roccioso. L'evento franoso fu repentino e non lasciò grossi margini di intervento. Nel caso di Courmayeur, invece, il fenomeno riconducibile più a una «colata» che non alla classica frana che siamo soliti considerare (un po' come accade durante un'eruzione di tipo effusivo) può essere monitorato con maggiore precisione. Per fronteggiare il problema, in passato, si era anche pensato di lavorare sulla copertura vegetale, che grazie agli apparati radicali impedisce lo scivolamento dei detriti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.