da Milano
Intesa Sanpaolo vede materializzarsi laccordo tra le grandi fondazioni azioniste: Compagnia di San Paolo, Cariplo, Carisbo e Cariparo. A porre il primo tassello formale è stato ieri lEnte di Franzo Grande Stevens approvando l«impalcatura» del patto pur tra qualche dissapore politico. Dei sette membri del comitato esecutivo presenti, Bruno Manghi, rappresentante del Comune di Torino, ha infatti votato contro. Alla base della decisione ancora le perplessità sugli equilibri di potere nella superbanca guidata da Giovanni Bazoli e Corrado Passera che già avevano scosso Torino nei mesi in cui si è messa a punto la fusione.
Non per questo, la Compagnia ha però fatto mancare lok allaccordo, basato su impegni di prelazione incrociati, che nei prossimi giorni dovrà passare al vaglio degli altri grandi soci. Lobiettivo è apporre la firma definitiva entro questo mese, dopo unultima verifica tra i rispettivi legali per apportare eventuali limature tecniche senza riconvocare gli organi direttivi. La Compagnia si è affidata a Paolo Montalenti così da «procedere e prendere contatto con i rappresentanti» degli altri Enti e stilare il documento, ha infatti spiegato Grande Stevens che nei giorni scorsi aveva sottolineato la «grande sintonia» tra le fondazioni azioniste. Il prossimo passo, secondo il disegno iniziale, consiste in un ulteriore «allargamento» della base coinvolgendo altri grandi soci in un patto di consultazione «leggero» in grado di accompagnare lo sviluppo di Intesa Sanpaolo. Il piano industriale sarà pronto per il 12 aprile, in tempo per portare eventuali proposte sul capitale in eccesso allassemblea dei soci in agenda il 3 maggio.
Visto che le Fondazioni raccolgono da sole il 21% del capitale (incluso l1,1% destinato a passare da Cariparma a Cariplo) è tuttavia possibile che Generali e Romain Zaleski si limitino ad un appoggio esterno.
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