L'amore negli anni che precedevano la prima guerra mondiale. La scienza negli anni che precedevano la prima guerra mondiale. I servizi segreti negli anni che precedevano la prima guerra mondiale. Due popoli e due destini diversi: Francia e Ungheria, ma tanti altri stati toccati, dalla vicina Italia alla lontana Birmania. Una rincorsa lunghissima che inizia con un giovane, morto in circostanze misteriose e due donne, la madre e la fidanzata, incapaci di darsi pace della sua scomparsa. Parte da qui la loro spasmodica ricerca che le condurrà in un caso a scoprire le fitte tresche che si nascondono dietro alla morte del giovane e nell'altro a chiudere gli occhi per sempre con la pace di chi ha risolto il rebus di quella scomparsa.
Un intrigo da feuilleton che Anne Marie Garat ha dipanato nelle tante, forse troppe pagine del suo ultimo romanzo «Il quaderno ungherese» (Il Saggiatore, pp.988, euro 22.50) dove questi misteri sono ambientati nella Francia di inizio secolo che si avvia verso la Grande guerra. Tuttavia la ricerca di un ragazzo scomparso nel nulla nell'lontano sud est asiatico è lo spunto per raccontare come cambia una donna decisa a non arrendersi al mistero che la soggioga. E accetta di andare a servizio come bambinaia nella famiglia dove vive l'uomo che, solo al mondo, può aiutarla a capire che cosa è successo al quel suo fidanzato che un destino incomprensibile le ha sottratto nel fiore degli anni e dell'amore. Un amore che tuttavia la ragazza, poco più che maggiorenne, ritroverà proprio nelle persone da cui meno si attenderà di ricavarne una liaison che conquista il suo cuore.
Non mancano i tocchi di colore che ritraggono un'epoca irripetibile che vive e assiste alla nascita del cinema, vista con gli occhi di una famiglia altolocata, proprietaria della più prestigiosa fabbrica di biscotti francese nella quale si annida il germe della scontentezza e del rifiuto delle convenzioni nelle quali è costretta tacitamente a vivere fino a quando deciderà di interrompere questa convivenza ipocrita scappando senza dare più notizie di sé se non a quella bambinaia che in famiglia aveva conquistato molti cuori. Sono i particolari che l'autrice racconta abilmente al lettore senza inserirli nella storia, proprio come avviene in certi in film in cui il regista riserva certi particolari per lo spettatori senza comprenderli nella trama generale.
E in questo clima rarefatto fin de siècle si inseriscono i fermenti che porteranno alla bufera del grande conflitto mondiale, l'assassinio di Serajevo vissuto con occhi distanti ma con il coinvolgimento poi immediato di chi corre a perdifiato nei campi, capitombola mille volte, arriva con la faccia tumefatta da cadute e ferite pur di annunciare per prima: «È scoppiata la guerra». E con la guerra si dipanano le ultime volute della storia che solo il maratoneta della lettura potrà gustare dopo essersi dispensato quasi un migliaio di pagine aspettando la verità conclusiva.
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