Se volete divertirvi, seguite le conferenze stampa: in certe occasioni sono più interessanti di alcune partite votate alla noia e al piattume. Il capitano inglese Terry, davanti a decine di microfoni e telecamere, ha denunciato il malessere dello spogliatoio inglese dicendo chiaro e tondo che lui non sta dalla parte di Capello. L’ex rossonero Kaka è andato più in là confessando di aver giocato maluccio nella Liga, di avere la pubalgia, di non meritare l’espulsione di domenica sera. Ascoltiamolo: «In Sud Africa avete cominciato a vedere il vero Kakà, quello del Milan, non quello del Real Madrid. Se gioco al meglio, posso dare alla Seleçao una grossa mano per vincere la Coppa del Mondo. E il motivo è semplice, qui c’è un buon gruppo». Come dire che nel Real non c’è. Durissimo.
Ma le critiche alla sua nuova squadra, dove non s’è trovato per niente bene al fianco di Cristiano Ronaldo, non finiscono qui. «Mi chiedete perché il cambio di club ha modificato le mie qualità? Ci sono varie ragioni. La principale è che ho vinto una Champions League nel 2007 giocando in una grande squadra, il Milan. E poi perché non sono stato bene per larga parte della stagione. E’ vero, ho la pubalgia. Vedrò a fine Mondiale se operarmi o meno. Intanto mi alleno fino a tre volte al giorno per recuperare la migliore condizione fisica», si chiude così la sua ultima stilettata al Real che certamente non ha gradito tanta sincerità. Evidente la nostalgia per il Milan. Fosse una donna, riceverebbe decine di rose da Galliani.
Per ultimo Kaka è tornato sul cartellino rosso che non gli veniva mostrato da sette anni esatti: l’ultimo risale, pensate un po’, al 21 giugno 2003, partita San Paolo-Golas. Non sopporta, il campione brasiliano, di dover stare fuori per la simulazione di un avversario. Basterebbe la moviola per fare giustizia. Ma i soloni del calcio, Blatter più Platini, non ne vogliono sapere. A lenirgli il piccolo dramma è intervenuto lo scrittore Paulo Coelho che su Twitter ha scritto: «Le ingiustizie fanno parte del gioco e della vita. Ma una vittoria lava tutto». Il suo collega di talento Zidane conquistò la Coppa del Mondo nel ’98 dopo essere stato squalificato per due turni.
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