Una giovane sfruttata (Kierston Wareing), che - licenziata - si mette a sfruttare, è il personaggio chiave di In questo mondo libero di Ken Loach, infelice traduzione di It's a Free World. Il fatto che al centro della storia ci sia una giovane donna avvenente, una Poor Cow di quarant'anni dopo, permette anche di sfatare il politicamente corretto, come invece un film americano non si sarebbe permesso di fare: si veda - anzi non si veda - Hairspray. Di fasullo nel film di Loach invece non c'è nulla. Solo il finale coi giustizieri gentili è di maniera, come se lo sceneggiatore Paul Laverty (Osella d'oro alla Mostra di Venezia) non avesse saputo concludere e a Loach non fosse venuto in mente di meglio. Ma il resto è un quadretto acre, talora buffo, sempre brioso della disperazione degli immigrati e del cinismo di chi - senza nemmeno avere l'attenuante di non conoscerne le reali condizioni - li usa. Però risulta chiaro dal film che gli sfruttati possono solo farsi sfruttare, così almeno qualcuno cerca di tenerli in vita (che poi talora sarebbe meglio morire è questione di dignità, non di economia). Chi lascia Paesi disgraziati sa che altrove non troverà il paradiso.
Rispetto agli approcci italiani al tema (La sconosciuta e Quando sei nato non puoi più nasconderti), c'è più maturità e rassegnazione in Questo mondo libero, perché gratti il Loach e trovi il Dickens!IN QUESTO MONDO LIBERO di Ken Loach (Gran Bretagna, 2007), con Kierston Wareing, Juliet Ellis. 96 minuti
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