L’aeroplanino vuol far volare la Roma «E non chiamatemi traghettatore»

Roma«Credo di avere molte più panchine io di tanti tecnici che allenano in serie A e per la prima volta mi ci siederò contento...». Il «deb» Vincenzo Montella si prende la Roma con una battuta. Segno di grande sicurezza e forse anche di capacità nell’evitare le trappole previste in quest’avventura giallorossa. Con lo sguardo di chi sa il fatto suo, il neo allenatore della Roma regala una prima conferenza stampa effervescente, come da tempo non si vedeva a Trigoria.
All’inizio dei suoi 100 giorni da tecnico giallorosso, niente proclami che tanto piacciono alla piazza («inutile fare programmi a lungo termine, guardiamo solo al Bologna con la convinzione di ottenere il massimo») né nomi di allenatori a cui si ispira («dovrò riuscire a essere me stesso»). Montella respinge subito l’etichetta di «traghettatore», parla di un’identità di squadra da creare il prima possibile e di una linea di condotta che si attende dai suoi calciatori. Dunque, spazio ai mugugni ma senza ledere lo spirito di gruppo e un po’ più di «cattiveria» in campo da parte di «ragazzi sensibili che soffrono molto la condizione attuale» (Montella dixit). E il calcio al recente passato («Ranieri l’ho sentito e l’ho ringraziato ma nessun consiglio, vorrei farmi un’idea da solo», così l’ex attaccante) si nota dal primo allenamento: metodi diversi rispetto al predecessore, con alternanza di lavoro tattico e richiamo atletico. Uno stile quasi «spallettiano», ma lo staff tecnico è formato quasi esclusivamente da ex collaboratori del tecnico toscano.
Sgombrato il campo (anche dalla Sensi) dal sospetto di un’autogestione - si tratta di ex compagni di squadra e di amici - sarebbe meglio parlare forse di cogestione. Tanto più che da ieri c’è finalmente un punto di riferimento della banca all’interno del gruppo giallorosso: esautorata definitivamente la Sensi (smentita l’ipotesi che Unicredit le avesse chiesto di dimettersi), sarà Gian Paolo Montali il nuovo direttore operativo. Con l’arrivo dei nuovi proprietari dagli States l’ex ct azzurro della pallavolo diventerà direttore generale.
Nei venti minuti di colloquio con i cronisti, Montella affronta con piglio tutti i problemi sul piatto. A cominciare dal suo ruolo. «Non mi sento un traghettatore, ma al tempo stesso non mi danno fastidio gli allenatori che si propongono o che si parli di Ancelotti, una persona che stimo molto. Il mio obiettivo è solo quello di far bene da qui alla fine dell’anno. I paragoni con Guardiola (che da giovane prese il Barça, ndr)? Il mio programma personale di carriera era leggermente diverso, ma so a che cosa vado incontro, sono convinto che non si possa avere l’appoggio unanime dei media e dei giocatori anche vincendo tutte le partite».
Già, i calciatori. Di quelli che giocheranno oggi i 74 minuti rimanenti di Bologna-Roma almeno sei erano con lui in campo il 16 maggio di due anni fa nell’ultima partita dell’Aeroplanino. «Allenare questa squadra è una grande fortuna, perchè sono giocatori forti che al momento hanno un blocco psicologico. Meglio che si giochi subito e in trasferta, basterà poco per invertire la tendenza».
E sulle scelte che dovrà fare, magari scontentando qualcuno, è chiarissimo: «È giusto che un giocatore si inc... se resta fuori, lo facevo anch’io tanto che ho smesso di giocare quando non mi arrabbiavo più. Ma la sua rabbia deve trasformarsi in spirito di rivalsa, senza venire meno ai doveri di professionista, in campo e negli allenamenti, con il rispetto per i ruoli e i compagni. Uno di livello deve essere capace di dare il massimo anche in mezz’ora e la mia storia lo dimostra. È la qualità del gioco che conta, non la quantità, così pesare il minutaggio e accontentare tutti sarà impossibile. Tra l’altro è più triste e difficile tenere fuori un giovane che un professionista. E i giocatori che reputo più in forma dovranno giocare nelle posizioni in cui possono esprimersi al meglio».

Ecco che oggi si potrebbe tornare al 4-2-3-1 di spallettiana memoria, con Totti (favorito su Borriello acciaccato) unica punta. Un modulo che fece le fortune del tecnico di Certaldo e chissà non possa fare quelle del neofita Vincenzino. La parola al campo.

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