L’affare (delle banche) piace solo a Tabacci

L’affare (delle banche) piace solo a Tabacci

«Non sono l’assessore delle tasse, sono uno che ha la testa sul collo». L’assessore al Bilancio Bruno Tabacci tentava ieri pomeriggio di scrollarsi la nomea guadagnata dopo aver riportato l’Irpef a Milano dopo dieci anni e raddoppiato il biglietto Atm nei primi 90 giorni di governo. E il bilancio 2012 porterà nuove stangate, dall’Imu ai rifiuti. Ma con l’accordo raggiunto tra Comune e banche per uscire dall’affaire derivati «non aumenteremo l’Irpef per il 2012, incasseremo 40 milioni nella parte corrente e andrà a vantaggio dei contribuenti e dei cittadini milanesi». Se l’entrata è straordinaria, ha chiesto il Pdl in aula, «azzeriamo l’Irpef per l’anno in corso». Tabacci invece resta fermo: si pagherà lo 0,2% con una fascia di esenzione fino ai redditi Isee di 33.500 euro annui. Come nel 2011, nessuno sconto. Una seduta ad alta tensione in consiglio comunale, la discussione è iniziata alle 17.30 ed è proseguita quasi sei ore. Il dg Davide Corritore ha chiesto «massima condivisione» su un accordo che permetterà al Comune di ritrattare con le quattro banche internazionali Deutsche, Ubs, Depfa e Jp Morgan il derivato da 1,6 miliardi emesso nel 2005 dall’allora sindaco Gabriele Albertini e su cui pende una causa civile e giudiziaria. Palazzo Marino rinuncia alla parte civile (e al risarcimento) e converte lo swap in 450 milioni di titoli di Stato e Bpt a tasso fisso per i prossimi 23 anni. Subito incasserà 40 milioni per la spesa corrente (Corritore non vuol chiamarlo indennizzo ma «contributo aggiuntivo» delle banche). L’assessore Tabacci prima del voto invita l’aula a «mettersi una mano sulla coscienza». Ma sui banchi della maggioranza, rimane vuoto quello dell’Idv Raffaele Grassi. Il radicale Marco Cappato non partecipa al voto per protesta. Il presidente dell’aula Basilio Rizzo, della sinistra radicale, scende dallo scranno più alto e si siede tra i colleghi: assicura il voto «convinto», ma non digerisce che il Comune rinunci alla a costituirsi parte civile contro le banche anche nel processo penale («non ha senso ritirarsi») ed è «lieto» di «non doversi esprimere con il voto su alcuni passaggi». Nell’opposizione, i leghisti annunciano subito il no alla delibera e un esposto alla Corte dei conti. Contro anche il grillino Mattia Calise, che censura «i tempi tecnici per l’esame della documentazione, ci è stata consegnata solo venerdì», le «incongruenze», le date dimostrerebbero che la negoziazione parte dalle banche e «non si dice che, se fossero condannate al risarcimento, non potrebbero più contrattare con gli enti pubblici e il Comune avrebbe il dissequestro di 476 milioni». Voto da cardiopalma quando anche il Pdl fa l’elenco delle richieste con due ordini del giorno: «Non basta abolire l’aumento dell’Irpef dallo 0,2 allo 0,4%, con i 40 milioni togliamo l’addizionale 2012». Il consigliere Giulio Gallera chiede che «il Comune non si ritiri dal processo penale per truffa di milioni di euro ai danni dei milanesi» (ma viene bocciato, nonostante l’appoggio di Basilio Rizzo) e vuole chiarimenti sulla destinazione degli 80 milioni sbloccati dal fondo di rischio. Ma è Riccardo De Corato che avverte: «Il Pdl voterà l’accordo solo se la maggioranza sarà tutta in aula e voterà compatta». Indica il banco vuoto dell’Idv, «qualcuno se ne è già andato dicendo che non avrebbe votato». Alla fine il Pdl si astiene, idem Manfredi Palmeri del terzo polo. La capogruppo del Pd Carmela Rozza conferma che «se i 40 milioni versati dalle banche saranno iscritti in spesa corrente non ci saranno aumenti dell’addizionale Irpef per i ceti medi nel 2012». Ma già non esclude ritocchi almeno per gli over 100, «iniziamo a monetizzare e poi discutiamo i dettagli».
Alle 21.30 deve arrivare in aula il sindaco per garantire il numero legale nel caso l’opposizione lasci la seduta.

In due votazioni sugli odg i consiglieri di maggioranza sono risultati solo 24, situazione sottolineata subito dal Pdl Tatarella: «Vi stiamo garantendo la prosecuzione della seduta». Poco dopo entra Pisapia. L’ok arriva solo alle 23.35, con 25 sì, due no e 6 astenuti.

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