L’altra metà dell’arte in tutte le lingue del mondo

Video, performance, figure in poliestere: ecco le immagini femminili contemporanee

Trentatre artisti provenienti da Grecia, Serbia, Egitto, Italia, Belgio, Cina, Svizzera, Germania, Stati Uniti, Repubblica Ceca, Francia, Iran, Inghilterra. Uomini e donne da Occidente e Oriente che raccontano la condizione femminile nella società, nella politica e nella cultura del XX secolo, quello delle grandi trasformazioni e delle grandi battaglie. Lo spazio del racconto è il fiorentino Palazzo Strozzi, dove è in corso la mostra «Donna Donne. Uno sguardo femminile nell’arte contemporanea» (a cura di Adelina von Fürstenberg).
L’incrocio tra carne e spirito è il motore dell’arte di Marina Abramovic, con la sua performance dal titolo Spirit House - Insomnia dove, come in tutte le sue opere, protagonista è il corpo. Ma spirito e carne, sfiniti, si ritrovano nella Caroline di Berlinde de Bruyckyre, figura in legno, poliestere, cera e lunghi capelli di crine di cavallo, nuda e piegata dal dolore su uno sgabello alto, confessionale e rifugio. E carne offerta e offesa si ritrova nelle pennellate del cinese Ya Pei-Ming con i suoi olii chiamati Fille de joie, Sabine, Ingrid, Aline o Prostituée, Clara.
È un percorso che abbraccia la femminilità intera, lacerata e combattente, attempata e fanciulla, violata e vendicativa. Tranquille signore in interni borghesi siedono accanto a ingioiellati transessuali nelle foto di Dimitrios G. Antonitsis. Scatti a prostitute in paillettes e piume in braccio a tenere nonne che le abbracciano come fossero nipoti bambine sotto austeri ritratti di nonni in divisa.
Stefano Boccalini immortala anziane signore, pacifiche sotto il peso degli anni. Marcello Maloberti presenta due donne in vestaglia a quadretti e pantofole nere, dritte, rigide, vicine e per mano, fisse e serene contro una parete bianca e una finestra che invade la stanza di luce. Lontane dalla giovinezza e innocenti. Silvie Fleury gira un claustrofobico video di un quarto d’ora inquadrando frammenti argentei di palline natalizie schiacciate sotto i tacchi a spillo di una donna che passeggia sulle sfere luccicanti, frantumandole. Guerra a tutto ciò che rappresenta focolare, festa, famiglia.
Esempi di arte diversa per materiali e metodi, ma con fine unico, un cammino di autocoscienza, un’affermazione della femminilità in ogni sua forma. Celebrazione della donna-oggetto, vittima, giovane, vecchia, malata, appena nata, mistica, assassina.

Assorta in totale solitudine nell’abbraccio concreto della materia nella scultura di Liliana Moro Giovanna e la luna, strega impazzita che lavora a maglia fili di lana gialla nella visione dell’iraniana Shirin Neshat, una sorta di torva Ofelia che galleggia nel verde.

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