L’amore danza con Romeo e Giulietta

L’amore danza con Romeo e Giulietta

Prokofiev con la sua musica prorompente e dinamica, che sottolinea le ardenti passioni; Shakespeare e la sua storia di un amore intenso, che travolge e stravolge, e che sopravvive come idea pura e irraggiungibile.
Il coreografo spagnolo Nacho Duato guarda proprio lì, alla sublime arte del suono e a quella - altrettanto sublime - della costruzione psicologica cui diedero vita i due eccelsi maestri e plasma così il suo «Romeo e Giulietta», creando un balletto - il suo primo «narrativo» e a serata intera - che senza mutare la natura dei suoi modelli, nasce come totalmente innovativo. «Una storia affascinante, un amore che va oltre i muri dell'odio e dell'astio che spesso separano gli esseri umani: una storia che parla all'uomo contemporaneo della sua realtà».
Un pensiero universale, quello di Duato, che segue passo passo la storia shakespeariana e che vive con profondo rispetto lo spartito che la riveste. Primo appuntamento italiano per questo «Romeo e Giulietta» (presentato la prima volta nel 1998 al Palacio de Festivales di Cantabria, a Santander), stasera al Carlo Felice, con la Compañía Nacional de Danza (che rispetto a dieci anni fa è totalmente rinnovata) e diretto dal maestro Pedro Alcalde. Un balletto speciale, che unisce la tradizione (ad esempio nei costumi) con un concetto della danza moderno e «drammatico»: niente punte, niente figure stilizzate alla ricerca della perfezione plastica, ma invece legame con la terra, piena immedesimazione corpo-anima, totale aderenza al personaggio.
Che sul palco si traduce in una danza meno «classica» - e comunque intrisa di tecnica accademica - ma più «libera» e dall'impatto emozionale senza dubbio più forte. Emblema Giulietta (che sarà Luisa M. Arias accanto a Gentian Doda, Romeo), che seguendo i temi musicali di Prokofiev, ha movenze ora infantili, da bambina, ora più eleganti, fino a consegnare totalmente il proprio corpo alla follia della passione.


«Ho cercato di eliminare tutti gli elementi superflui che potrebbero ostacolare in qualche modo l'espressione attraverso il movimento - si legge nei suoi appunti per il pubblico - e ho pensato così ad un linguaggio diretto ed umano, che crea rapidamente del sentimento attorno alla storia in un crescendo progressivo, fino al suo tragico finale».

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