L’analisi Conti in ordine Nel piano industriale c’è spazio per la Borsa

RomaFino a qualche anno fa parlare di quotazione in Borsa delle Ferrovie dello Stato sfiorava il tabù. Oggi l’argomento comincia a farsi largo, dopo la gigantesca opera di risanamento dei conti realizzata negli ultimi anni, della quale va reso merito alla gestione di Mauro Moretti. Ieri, alla presentazione del piano industriale 2011-2015, la Borsa è stata un tema affrontato con aperture tali che fanno capire quanto i tempi siano cambiati: Moretti si è limitato a riferire che i discorsi sono avviati con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, azionista al 100% del gruppo, e che è possibile anche la valorizzazione autonoma del business più ricco, quello dell’Alta velocità. In ogni caso, ha sottolineato, l’argomento maturerà dopo che sarà completato il risanamento anche del comparto merci, previsto per il 2013. Il ministro dei Trasporti Altero Matteoli, che ha ruolo vigilante, si è detto da parte sua ampiamente favorevole al collocamento sul mercato del gruppo.
I numeri che sostengono queste prospettive sono eloquenti. Nel 2006 - primo anno del precedente piano quinquennale - la perdita netta delle Ferrovie era di 2,115 miliardi su ricavi complessivi di 6,7 miliardi. Circa il 30%. La svolta è stata progressiva: nel 2007 ha girato in nero il risultato operativo (463 milioni contro i 650 negativi dell’anno precedente), ma è dal 2008 che è arrivato anche l’utile netto, prima di timidi 16 milioni su 7,8 miliardi di ricavi, poi salito a 54 e infine, nel 2010, a 129 su un monte ricavi cresciuto poco sopra gli 8 miliardi.
Il nuovo piano 2011-2015 prevede il mantenimento di un trend di crescita sia nei ricavi che nei profitti. In particolare l’Ebitda, che meglio degli altri indicatori misura il risultato industriale, oggi è al 19,1% ed è previsto che alla fine del piano sia al 24,9%. Le Ferrovie tedesche (DB), si fa notare, hanno una marginalità lorda che si colloca tra il 14 e il 18%. I ricavi saliranno a 9 miliardi (più 1 di attività all’estero), e i costi scenderanno al 74% (quando nel 2006 erano il 110%).
Nei cinque anni sono previsti investimenti per 27 miliardi di euro, di cui 6 in nuovi treni, 3,5 nella rete ad Alta velocità, 17 nella rete convenzionale e il resto in altri servizi. I costi operativi saranno abbattuti di ulteriori 300 milioni. Il piano prevede il rimborso di debiti in essere per oltre 3 miliardi, l’accensione di nuovo debito per 3,1 miliardi per il completamento dell’Alta velocità, e un aumento di capitale per Trenitalia di 870 milioni, «che avverrà con operazioni interne al gruppo, senza apporti da parte dell’azionista».
Quanto ai diversi comparti di attività, i servizi «a mercato» (Alta velocità-alta capacità), puntano su un costante impegno di qualità anche per fronteggiare la concorrenza in arrivo. I servizi di lunga percorrenza, che tuttora non sono in equilibrio economico, saranno rivisti razionalizzando il network, le frequenze e le fermate. Per i servizi regionali e locali l’obiettivo, insieme alle Regioni, è di velocizzare e razionalizzare l’offerta, soprattutto nei grandi bacini urbani.

Il piano sottolinea il perdurare della differenza tra i ricavi unitari del trasporto regionale in Italia (12,9 centesimi a passeggero-chilometro), rispetto ai 19,5 della Germania e ai 22,4 della Francia. Previsto il rilancio del trasporto delle merci, puntando al raggiungimento del pareggio, appunto, nell’esercizio 2013.

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