L’angelo dei pattini ucciso a 9 anni da un ubriaco

da Trieste

Tra due settimane, il 21 settembre, avrebbe compiuto dieci anni. E Davide Bressan già si immaginava di volteggiare sulla pista nei campionati mondiali di pattinaggio artistico. Sì, perché fin da piccolino aveva dimostrato di saperci fare e alla Jolly di Trieste avevano capito subito che su quel campioncino in erba si poteva contare. Poi, l’altro pomeriggio, succede che quel dannato pallone da calcio scavalchi la ringhiera e finisca in strada. Davide lo rincorre, come farebbe qualsiasi bambino, ma non fa neanche in tempo a raggiungerlo quel pallone. Marzio S., 34 anni, sta guidando la sua Chrysler con più di un grammo di alcol per litro di sangue: quanto basta perché, per legge, possa essere definito ubriaco. Non va fortissimo, a 50 all’ora, ma via Costalunga in quel tratto si restringe e da tempo gli abitanti invocano i dissuasori per costringere gli automobilisti a rallentare. Davide corre fuori, l’automobilista non fa neanche in tempo a toccare i freni, la Chrysler lo investe e lo uccide, a pochi passi dalla casa dei nonni dove stava giocando.
Succede tutto in pochi secondi: Davide che esce e corre in strada, la macchina che lo centra in pieno e lo sbalza una quindicina di metri più avanti. Un vicino di casa chiama subito il 118 e l’ambulanza arriva praticamente in tempo reale. Ma per il piccolo Davide non c’è più niente da fare. E proprio quando i medici stanno ormai constatando la morte del bimbo, arrivano la madre e la sorella. Davide è disteso sull’asfalto, come quando cadeva volteggiando sui sui pattini.
La mamma, attonita, ha capito subito che stavolta non si sarebbe più rialzato. Ha gridato il suo nome, lo ha toccato, ha cercato di farlo «rivivere» e poi è crollata, disperata, senza più forze.
I vigili urbani sono intervenuti poco dopo per ricostruire la dinamica dell’ incidente. Sulla base delle tracce hanno stabilito che la velocità dell’auto era di circa 50 chilometri all’ora. «Non capisco, non capisco come sia successo - ha detto sconsolato l’investitore -. Me lo sono visto davanti all’ improvviso. Anch’io ho un figlio di quell’età, sono disperato». Portato sotto choc al pronto soccorso, l’uomo che era al volante è stato sottoposto all’alcol test. Lo prevede la legge. I risultati non hanno lasciato dubbi: nel sangue c’era una quantità di alcol pari a oltre il doppio del consentito. «Ho bevuto una birra, non sono ubriaco», si è difeso. Ma le analisi lo inchiodano. Per questo è stato arrestato e portato al Coroneo, mentre per lunedì il gip ha fissato l’udienza di convalida. Dovrà rispondere di omicidio colposo e guida in stato di ebbrezza.
A Trieste volevano tutti bene a Davide Bressan. Non aveva ancora dieci anni ma già era una promessa del pattinaggio cittadino. Anzi, qualcosa più di una promessa, visto che con la società Jolly aveva vinto diverse gare importanti a livello regionale. «Avevo un bellissimo rapporto con lui - ha raccontato la sua ex allenatrice, Elvia Vitta, al quotidiano Il Piccolo -. Era un piccolo angelo dagli occhi azzurri, attraverso i quali riusciva a comunicare. Bastava guardarli per capirlo. Siamo vicini al dolore della famiglia».
Al Polet, la sezione pattinaggio è guidata da Mojmir Kokorovec, coadiuvato da Davide Battisti e Mara Bertocchi, che ricorda: «Davide aveva pattinato fino a due giorni fa - ha aggiunto Mojmir Kokorovec, responsabile della Polet - e l’altro giorno mi ero sentita al telefono con sua madre. Aveva cominciato al Jolly a 5-6 anni. Non riesco a rendermi conto di quel che è successo». In via Costalunga, dove è avvenuto l’incidente, i compagni di scuola di Davide hanno portato fiori e lasciato biglietti commosii.

Mentre i residenti gridano la propria rabbia: «Abbiamo paura per i nostri figli - ha spiegato un genitore -. Abbiamo chiesto dei dissuasori ma niente da fare. Ogni mattina quando i ragazzi vanno a scuola, e ogni pomeriggio quando vanno al catechismo o a giocare, rischiano puntualmente di essere investiti».

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