L’anno d’oro dei restauri lombardi

P arola d'ordine: conservare. Dal fronte del restauro arriva una buona notizia: il 2009, in perfetta controtendenza con la crisi economico-finanziaria, è stato un anno favorevole. Se oggi è tempo di bilanci lo si deve al «Salone del Restauro», tradizionale appuntamento per discutere della conservazione dei beni culturali del nostro Paese, in corso a Ferrara.
Tra i restauri di particolare rilevanza scientifica su cui gli esperti si stanno concentrando in questi giorni, tre sono lombardi: quello in corso nel Duomo di Monza per la pulitura della celebre cappella di Teodolinda, il recupero del Codice Resta, manoscritto prezioso della Biblioteca Ambrosiana, e l'intervento di studio, attraverso l'analisi digitale, del «Quarto Stato» di Pelizza da Volpedo. Il primo luogo comune da sfatare sul fronte del restauro è che si tratti sempre di interventi su opere antiche: la tela di Pelizza da Volpedo, conservata alla Galleria d'arte moderna di Milano e la cui versione preliminare è a Brera, ritrae una massa in movimento verso chi guarda il dipinto: concluso nel 1901, rappresenta lo sciopero dei lavoratori ed è unanimemente considerato un quadro simbolo del Novecento (sarà infatti uno dei biglietti da visita del futuro Museo del Novecento all'Arengario). Gli esperti hanno sottoposto il dipinto a una radiografia digitale: è ora possibile avere immagini di altissima definizione di un'opera di quindici metri quadrati di superficie. L'analisi digitale ha permesso un'osservazione più dettagliata della tecnica divisionista usata dall'artista nella tormentata gestazione dell'opera che richiese anni di lavoro: sono emersi gli studi del pittore per realizzare una composizione rigorosa, quasi maniacale, del dipinto, soprattutto nel ripensamento della collocazione dei personaggi affinché fossero tra loro bilanciati. Evidenti, grazie all'ingrandimento, anche gli studi sulla luce, funzionale a movimentare su tela la massa dipinta.
Anche nel caso della cappella di Teodolinda, il lavoro di studio sta dando buoni frutti: come spiega Cecilia Frosinini, dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, «il restauro era necessario, e da anni invocato, perché era doverosa una pulitura dell'opera, ma anche per capire quali materiali siano stati utilizzati». Iniziato lo scorso maggio grazie a una convenzione tra la Regione Lombardia e la Fondazione Gaiani che da sempre si prodiga per la tutela del Duomo di Monza, il restauro durerà tre anni: «Siamo per ora in una fase preliminare, ma sono già evidenti alcune caratteristiche originali di quello che è considerato il più grande ciclo pittorico tardo-gotico della Lombardia e forse d'Italia», spiega Frosinini. Dall'analisi dei materiali, tra cui l'utilizzo di lamine metalliche e di molti decori sul muro, si tratterebbe di una pittura su tavola, non di una pittura murale. Questo per dimostrare che restauri non sono solo conservativi ma possono, anche a distanza di millenni, fornire preziose indicazioni agli storici dell'arte. Non a caso Electa pubblica in questi giorni «Un poema cistercense», studio, a cura di Sandrina Bandera e Mina Gregori, sugli affreschi della cupola di Chiaravalle, di cui il recente restauro ha svelato che l'autore di una parte fu un allievo di Giotto.
A Ferrara si sta discutendo anche di un altro gioiello milanese: è il Codice Resta, pesante manoscritto quattrocentesco di proprietà della Biblioteca Ambrosiana e appartenuto a padre Sebastiano Resta, studioso e mecenate che amò collezionare e rilegare insieme i disegni dei migliori artisti del suo tempo.

Lavori di Perugino, Leonardo, Ghirlandaio sono accompagnati dai commenti dello studioso in quella che i restauratori di oggi hanno definito una «galleria portatile», quasi un museo da passeggio da tenere in mano e ammirare sfogliando con cura. Esemplare unico e assai prezioso, grazie al lavoro dei restauratiti dell'Opificio di Firenze è tornato da poco al suo antico splendore e oggi è di nuovo consultabile alla Biblioteca Ambrosiana.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica