L’anti-berlusconismo ha ormai assunto toni grotteschi e infami

Caro Granzotto, ho letto la struggente lettera dell’esimio signor Aldo Mazzoli e a stento trattenevo le lacrime: come farà infatti il pover’uomo a spiegare ai nipoti che non ha fatto nulla contro Berlusconi? Magari al pensiero di chi invece, come Tartaglia, almeno una statuetta in faccia al Cavaliere è riuscito a tirargliela? Preferisco metterla sul ridere riguardo a queste esternazioni, pensando che in fin dei conti chi scrive certe cose è un sempliciotto, ma solo perché prendendole sul serio, c’è da aver paura. Ma è mai possibile che in un paese si debba respirare un clima da guerra civile solo perché sinistra e dipietristi non sono capaci di andare al governo con metodi democratici?
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L’antiberlusconismo ha finito per assumere aspetti grotteschi e infami, caro Carlo, indegni di una società che si dice civile quando invece si mostra ferinamente barbarica e dominata dall’odio. Nemmeno nel primo dopoguerra, quando gli animi erano accesissimi e i due fronti ideologici si prendevano a dure cornate si fece ricorso a una dialettica così carica di livorosa acredine che è invece propria dell’antiberlusconismo. Togliatti da una parte, De Gasperi dall’altra, erano amati o combattuti, ma nemmeno l’Unità o Il Candido - per citare i due opposti organi di stampa più sfegatati - riservavano all’uno o all’altro le bassezze, le volgarità e la cafonaggine verbale che i «sinceri democratici» rivolgono al Cavaliere e, conta ricordarlo, agli italiani che lo hanno votato. Allora per contribuire a togliere di mezzo un politico o un leader avversato non c’era che il voto. I più animosi ci aggiungevano la propaganda, la militanza, l’«organicità» (il famigerato intellettuale organico). La «character assassination», l’attività mediatica che mira a distruggere la reputazione di un individuo manipolando i fatti, insinuando, infangando e diffamando era esclusa dalle forme di lotta politica. Piantata in asso la moglie, Rita Montagnani, Togliatti viveva con l’amante Nilde Iotti in un quartierino all’ultimo piano di Botteghe Oscure. Lo sapevano tutti. Eppure, nessun avversario politico, nessun quotidiano, nessun comico specializzato nella satira, nessun vignettista approfittò - in una Italia dove il concubinaggio era addirittura reato - della ghiotta opportunità per colpire il segretario del Pci. In quanto alla magistratura - oggidì impegnatissima - non si era ancora messa a fare politica in proprio: è ovvio che c’erano toghe di sinistra e toghe di destra, ma le une e le altre non approfittavano del jolly rappresentato dall’obbligatorietà dell’azione penale per sparigliare i giochi istituzionali.
Ora tutto è cambiato: come lei scrive, caro Carlo, si respira un clima da guerra civile e lo si respira perché non avendo la forza, non avendo finora, domani si vedrà, il consenso, impaziente di impossessarsi del potere l’opposizione batte scorciatoie e vie secondarie. Facendo dell’avversario un nemico e, della passione civile, odio. Reso, dal loro ridicolo complesso di superiorità, cieco, irrazionale. Belluino. Un vero e proprio disturbo mentale, quello dell’idea ossessiva, monomaniacale, di far fuori Berlusconi, che per un paio di decenni ha assorbito le loro facoltà intellettuali.

Portando l’antiberlusconismo da ragion politica a materia di competenza psichiatrica. Non di rado - e l’arringa udita in piazza del Duomo subito dopo la vittoria milanese di Pisapia ne è un palese richiamo - faccenda da camicia di forza.
Paolo Granzotto

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