L’apocalisse di Vassalli cade nel fumetto

Lo temevano in tanti, e in effetti è accaduto di nuovo. Nonostante gli sforzi con cui Tullio De Mauro sta cercando di rendere rispettabile il concorso meno prestigioso d’Italia - lo «Strega», intendiamo - anche l’ultimo romanzo di Sebastiano Vassalli riporta sul risvolto di copertina la nota strofetta misantropica: «Per volontà dell’autore questo romanzo non partecipa a premi letterari». Facile immaginare il retroscena: l’editore che implora di cancellarla, perché i premi letterari aumentano le vendite, ma alla fine è Vassalli che comanda, quindi non rimane che ordinare allo stampatore di eseguire gli ordini del baffo, ne varietur... Magari addebitandogli l’inchiostro extra, con la stessa logica con cui i cinesi fanno pagare le pallottole alle famiglie dei condannati a morte.
E pensare che Vassalli, con questo Dio, il diavolo e la mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni, avrebbe potuto chiudere un occhio e rinunciare alla formula di rito. In fondo è passato dal pessimismo apocalittico dei precedenti romanzi ad un’Apocalisse più grande e definitiva, ambientata nel futuro. «Di spazi intatti sul pianeta non ne erano rimasti. Con lo sviluppo delle industrie l’atmosfera si era riempita di ossido di carbonio; e poi, con le guerre e con l’esplosione delle bombe atomiche, era diventata radioattiva. La maggior parte delle specie viventi si erano estinte. Molte città erano state ricoperte con grandi cupole di plastica...».


Come dite? Capita anche alle migliori famiglie di scivolare nel fumetto? Ma Vassalli ha fatto di peggio: poche pagine prima si era imbarcato sul volo 93 delle United Airlines, quello delle Torri Gemelle. In altre parole è come se avesse preteso lo stesso sedile sul quale aveva viaggiato il Don DeLillo dell’Uomo che cade. Tutto sommato, per le patrie lettere non è anche questa una piccola apocalisse?

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