Luciana Baldrighi
Dalle periferie al centro di Milano il pensiero dellarchitetto Marco Albini, titolare della cattedra di Scienze del territorio al Politecnico di Milano e dei Trasporti e infrastrutture a Piacenza, si concentra sulla necessità di un riordino del tessuto urbano, e dellarredo e sulla creazione di quartieri popolari come Franco Albini (il padre di Marco), aveva fatto dagli anni Quaranta fino alla metà degli anni Cinquanta: Quartiere Mangiagalli, Argonne, Ettore Ponti.
«Milano è stata lasciata andare, a partire dai graffiti, dalle vasiere rotte e i milanesi, che hanno sempre partecipato al suo restauro anche come benefattori, ora non ritengono più di farlo anche perché si trovano davanti a decisioni già prese, senza assemblee pubbliche come il caso della Scala alla Bicocca» spiega Marco Albini.
Restauri discutibili
Lei continua a lavorare nello studio di suo padre di via Telesio con suo figlio Francesco. Avete appena terminato la sede della Consob di Milano, il Palazzo regalato a Cecilia Gallerani, «La dama dellermellino» da Ludovico il Moro. Di bello salva lantico, ledificio di Botta per la Scala. «Abbiamo trovato anche parti cinquecentesche e addirittura opere di Leonardo che abbiamo conservato, così come vorremmo che venisse conservata anche unopera moderna come la nostra metropolitana. Stanno, infatti, restaurando la Mm1, la prima rete sotterranea italiana realizzata con la grafica di Bob Noorda, senza interpellarci e stravolgendo tutto. Stanno togliendo le scritte originarie delle stazioni, . noi , invece, avevamo pensato anche vetri antiriflesso sulle pareti leggibili in entrambe le direzioni», spiega Albini e aggiunge: «La stessa cosa è avvenuta con la nostra Pinacoteca al Castello sforzesco, un esempio per tutti gli studenti di architettura, ora il nostro storico allestimento, una vera e propria architettura giace nei depositi del Castello e a noi non è stato fatto nessun invito. Cè una legge che tutela questo tipo creazioni, specie se hanno 50 anni. Abbiamo previsto anche un centro accoglienza con bar, libreria, bagni e spazi per la didattica proprio sotto lorrenda fontana. Speriamo che non tocchino Palazzo Reale, sempre per rimanere a Milano perchè lo stesso scempio lo stanno facendo con Palazzo Bianco a Genova e qualcosa si è fatto al Museo degli Eremitani di Padova». Il «comera e dovera» così tanto insegnato dai padri dellarchitettura e dai creatori delle facoltà di ingegneria e architettura, Camillo Boito e Luca Beltrami se lo sono dimenticati in tanti. Voi avevate fatto anche tutta lilluminazione del Castello in esterno, ora ci troviamo unaltra cosa, luci che partono dal basso e la Torre del Filarete che è al buio...
Le opere incompiute
«Sì. Anche questa è una barzelletta, come il rilancio del nuovo Politecnico alla Bovisa rimasto incompiuto, il gasometro che sarebbe dovuto diventare un museo darte contemporanea sempre alla Bovisa, il degrado della facoltà di architettura in piazza Leonardo da Vinci, ledificio Marchiondi di Viganò abbandonato a se stesso, un vero capolavoro, e Villa Pestarini fatta da mio padre che potrebbe essere vincolata».
Cantieri abbandonati
Lei fa parte anche del comitato contro il parcheggio di SantAmbrogio insieme ad altri nomi prestigiosi della città e anche in campo di arredo urbano detesta i panettoni di cemento, il «palo Milano» unito ad altri tre tipi di illuminazione. Trova orrenda Cadorna, non per l«Ago e il filo», ma per il lavoro di tettoie, così pure lArco della pace, la spiaggia e il primo tratto di luci e panche. È contrario alle pedonalizzazioni selvagge come questa o Garibaldi...«Esattamente. Larredo urbano deve essere omogeneo. La Pusterla di SantAmbrogio è impacchettata da anni e non si restaura. Gli altri parcheggi come Alemagna, Monti, Breda sono stati iniziati e mai finiti senza tenere conto degli abitanti e senza che ci sia un cartello che spieghi cosa stiano facendo.
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